Al solito l’Europa balbetta sull’accoglienza ai profughi. La tragedia dei rifugiati afgani ha commosso il mondo, ma non si direbbe che gli Stati dell’Unione facciano di tutto per organizzare l’accoglienza. Ci sono Stati che hanno dato l’esempio come l’Italia, che ha accolto oltre 5 mila profughi, altri che lo hanno fatto a metà, come la Francia e altri che tacciono vergognosamente. «In questi giorni una cosa appare sconcertante e si registra nelle dichiarazioni dei politici in diverse parti d’Europa. Esprimono grande solidarietà agli afgani che perdono libertà e diritti ma che restino lì. Non vengano qui perché non li accoglieremmo. Questo non è all’altezza del ruolo storico e dei valori dell’Unione». Le parole pronunciate da Mattarella proprio da Ventotene, l’isola su cui cui 80 anni fa, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi scrissero su una scatola di sigarette il Manifesto che getterà le basi e i valori fondanti dell’Unione europea, sono chiare e forti.e mettono in luce contraddizioni del Vecchio Continente quando si tratta di accoglienza. Ed è copme se Mattarella mettesse al muro l’Unione sulle sue responsabilità.
Il progetto del presidente francese è appoggiato dall’Italia, uno dei Paesi che è riuscito a trarre in salvo il maggio numero di profughi, esattamente 5011, quasi il doppio dei francesi che ne hanno tratto in salvo 2834. Naturalmente non è solo una questione di numeri (anche se dietro ogni numero c’è una vita umana). Il problema è trovare una via per coordinare gli sforzi dell’Unione. Anche per il vicepresidente della Commissione e alto rappresentante della Politica estera Joseph Borrell gli sforzi per trarre in salvo gli afgani sottoposti alla rappresaglia talebana devono continuare. Borrell in un’intervista Al Corriere della sera propone una forza militare di pace per proteggere i corridoi e un programma di collaborazione con gli Stati confinanti.
Qualcosa che induce alla speranza si muove a livello internazionale. L’iniziativa – non a livello europeo ma a livello di potenza mondiale uscita vincitrice dalla Seconda Guerra Mondiale - la prende Emmanuel Macron al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il presidente francese vuole presentare un progetto di “safe zone” per poter continuare le operazioni umanitarie di evacuazione dei profughi, anche dopo il termine di fine agosto fissato dai Talebani. Dietro ci sarebbero anche Boris johnson, che però al momento non si espone. La titubanza di Bojo è dovuta al timore di perdere i suoi consensi sovranisti, gli stessi che lo hanno fatto andare al potere sull’onda della Brexit. Politica di basso rango, di fronte ad esigenze umanitarie, ma i tempi sono quelli che sono.