Rinnova l’appello alle famiglie e alle parrocchie della Diocesi ad aprire le porte ai profughi perché, dice, «l’accoglienza è compito di tutti» ma sottolinea anche che il fenomeno immigrazione va governato e ognuno, a cominciare dalla politica e dalle istituzioni, deve fare la sua parte. L’apertura del nuovo anno pastorale è l’occasione per l’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, per tornare sull’emergenza di questi giorni. «La Chiesa», afferma al termine della Messa in Duomo nel giorno della Natività di Maria, «deve fare la generosamente la prima accoglienza, nella logica del buon Sammaritano: ma non può fare molto di più anzi sta già facendo tanto, sostituendosi al welfare pubblico. Le istituzioni, invece, devono dare un risposta politica. E da questo punto di vista le ultime decisioni di alcuni governi, ad esempio di Germania, Francia e Austria sono molto importanti perché consentono di passare da una visione emergenziale ad una strutturale del problema. L’emigrazione cui assistiamo è un processo storico che riguarda milioni di persone nel mondo, non può essere ridotta a emergenza. I processi non si possono arrestare, ma vanno governati». Poi ha aggiunto: «Nella società plurale, dobbiamo sforzarci, nella libertà, di rigenerare un costume comune, proprio a partire dall’accoglienza di chi è in difficoltà, per esempio in questo momento dei profughi». Infine, ha spronato all’accoglienza non solo le parrocchie ma «anche alle singole famiglie, perché non esiste separazione tra singoli e chiesa. Ogni famiglia è parte della Chiesa».
la copertina della lettera pastorale del cardinale Scola
Il cardinale ha aperto il nuovo anno pastorale sottolineando nell’omelia come ad ogni inizio «può capitare di rintracciare nel nostro cuore, più o meno consapevolmente, soprattutto a mano a mano che passano gli anni, un misto di speranza e di scetticismo». Ecco perché, è la riflessione sviluppata nella nuova lettera pastorale “Educarsi al pensierio di Cristo”, bisogna chiedersi il perché di quello che si fa : «Non è possibile aprire la casa ai profughi, visitare gli anziani in ospedale senza che affiori la domanda: “perché lo faccio?”. La carità che non arriva a quella domanda è filantropia. Si tratta di far emerge da queste esperienza le ragioni, attraverso una lettura teologica della povertà».
Scola ha annunciato inoltre l’apertura della sua prima visita pastorale nei 73 decanati della Diocesi che si concluderà il 31 maggio del 2017 e tracciato una road map della Chiesa ambrosiana alla luce degli appuntamenti del prossimo anno: il Sinodo straordinario sulla famiglia a ottobre, il Convegno nazionale di Firenze a novembre e il Giubileo della misericordia indetto da papa Francesco che si apre l'8 dicembre. La sfida, ha spiegato Scola, «è assumere il pensiero e i sentimenti di Cristo, cioè non un insieme di norme e conoscenze intellettuali ma una mentalità nuova. In questo modo la nostra fede diventa cultura, nel senso greco di visione della vita che nasce dall’esperienza. Questo significa non solo interpretare i fatti della vita secondo i criteri di Cristo, ma come diceva San Massimo, pensare Cristo attraverso tutte le cose». Scola ha quindi insistito sul ruolo della famiglia. «Con la pastorale familiare fino ad ora sono stati le parrocchie a prendersi cura della famiglia come oggetto, la famiglia deve invece diventare essa stesa soggetto di annuncio di Cristo partendo dall’esperienza quotidiana. Senza famiglie che vivono gli affetti, il lavoro, il riposo, la morte in nome di Cristo, il Cristianesimo perde la sua forza di religione incarnata e nasce quella separazione tra vita e fede che è una delle questione del nostro tempo».
Infine, durante la celebrazione, il Cardinale ha reso nota un’altra iniziativa rivolta non solo a cattolici ma anche ai credenti in altri fedi e ai non credenti: un ciclo di incontri, dal titolo “Dialoghi di vita buona” sui temi della libertà, del diritto, dell’uguaglianza, della differenza sessuale, della bio-ingegneria, curati da un comitato scientifico di eminenti personalità del mondo della cultura. «In questa epoca in cui tutto fluttua, bisogna mettere alla base qualcosa di su cui costruire, per contrastare l’individualismo esasperato che si è radicalizzato nel narcisismo», ha detto il Cardinale spiegando questa proposta.