A un certo punto Michele Ferri non ce l’ha fatta più. Nella notte tra il 3 e il 4 giugno suo fratello Andrea, gestore di alcuni distributori di benzina a Pesaro,viene ucciso con 5 colpi di pistola. Il presunto killer viene arrestato qualche giorno dopo: è Donald Sabanov, il suo dipendente prediletto che Andrea, spiega Michele, «amava come un figlio e di cui si fidava ciecamente». Il movente: voleva prendergli le chiavi della cassaforte.
Non è la prima tragedia che s’abbatte sulla famiglia Ferri, ma è quella che a Michele e alla madre Rosalba toglie ogni speranza. Persino la fede in Dio vacilla. Michele si sfoga su Facebook: «Ti ho sempre perdonato tutto. Questa volta no, Dio, questa volta non ti perdono».
È il prologo alla lettera che scrive di getto, a fine giugno, a papa Francesco. «Volevo sfogarmi e chiedere perché tanto male si è accanito sulla mia famiglia», dice Michele nella sua casa di Pesaro insieme alla moglie. Nella missiva elenca tutto quello che gli è accaduto: l’omicidio del fratello Andrea; la malattia che quattro anni fa gli ha portato via il papà; l’incidente in moto che lo ha costretto a vivere sulla sedia a rotelle da quando aveva 17anni; il tumore che due anni fa ha colpito la madre; l’altro fratello Paolo disabile; un altro ancora morto appena nato.
Michele, che non rivela a nessuno di aver scritto al Papa, si trova nella situazione descritta da Charles Péguy: «È sperare la cosa difficile. E la cosa facile è disperare, ed è la grande tentazione».
A quella lettera, spedita via posta, Michele non ci pensava più. Fino al pomeriggio del 6 agosto, quando sul suo cellulare trova due telefonate partite da un numero privato.«All’inizio non ho dato molto peso», dice. L’interlocutore però non demorde, insiste. L’indomani, verso mezzogiorno, chiama ancora e stavolta Michele risponde. «Ciao, sono papa Francesco. Ho letto la tua lettera e ho pianto»: la chiamata che non t’aspetti comincia così. Il Papa chiama Michele come si fa con un amico che non si sente da tanto tempo, per chiedergli come sta e per consolarlo.
«Le mie parole l’avevano colpito», afferma, «riceve centinaia di lettere ogni giorno. Il fatto che proprio la mia sia finita tra le sue mani e poi abbia deciso di chiamarmi è un segno di Andrea, ne sono certo. Mio fratello era un po’ il collante della famiglia, amava sorprenderci. Mi piace pensare che nella telefonata del Papa ci sia il suo zampino».
Il Pontefice ha messo subito a suo agio Michele:«Mi ha dato del tu. L’accento argentino mi ha subito fatto capire che non era uno scherzo».
Alle domande di Michele scritte nella lettera il Papa, con grande semplicità, ha detto di non avere risposta:«Mi ha detto che non c’è una risposta e che l’unica cosa da fare è pregare perché la preghiera dona conforto. Mi ha detto che quella mattina lui l’aveva fatto per la mia famiglia e celebrato la Messa per Andrea. Nelle parole del Papa ho trovato grande comprensione e affetto ma spiegarlo a parole è molto difficile. Mi hanno dato speranza, serenità interiore».
Alla fine Francesco avanza una richiesta: «Prega per me, ne ho bisogno. Anch’io sono peccatore come tutti». La telefonata dura circa 10 minuti.Michele avanza una richiesta al Pontefice: «Potrebbe chiamare mia madre?». E Francesco dice di sì, prende carta e penna e si fa dettare il numero della signora Rosalba: «Alla fine me l’ha ripetuto per sincerarsi che fosse giusto. Io gli ho detto di aspettare qualche minuto per avvisarla».
Dopo un po’, squilla il telefono della signora Rosalba: «Pronto, sono il Papa. So tutto, Michele mi ha già raccontato». La donna non riesce a parlare, piange e basta. Troppo forte l’emozione. Francesco capisce, non insiste e promette: « Ti richiamerò presto».
Domenica 25 agosto, un’oretta prima dell’Angelus squilla di nuovo il telefono a casa Ferri: «Ciao Rosalba, come stai?».Stavolta la donna riesce a dialogare con quel Pontefice che non si è dimenticato di lei: «Alla fine le ha detto di pregare per lui. Mia madre gli ha chiesto se verrà a Pesaro. “È difficile”, è stata la risposta. Poi hanno scoperto di essere coetanei, entrambi del 1936. Il Papa ha detto che compirà 78 anni il prossimo dicembre» .
Ora il sogno di Michele è quello di incontrare il Papa. «Probabilmente andremo a Roma. Gli scriverò un’altra lettera. O lo chiamerò», scherza. «In ogni caso già sentire solo la sua voce per me e mia madre è stato un grande sollievo. Ho percepito che per lui era normalissimo parlare con noi, cercarci, insistere», spiega Michele.
Il Papa che non smette di predicare che Dio è misericordia e tenerezza ha scelto il telefono per farne giungere un po’ a chi vive la notte oscura del dolore.