Recupera quella che era la sua vocazione
originaria: intervenire presto e bene in caso di emergenza. Niente più grandi eventi, come il G8 (Aquila, 2009) o il vertice della Nato (Peatica di Mare, 2002) o l'America's Cup (Trapani, 2005). La Protezione civile torna all'antico. La riforma approvata in via definitiva dal Senato limita infatti l'ambito d'azione del Dipartimento alla «previsione e
alla prevenzione dei rischi, al soccorso delle popolazioni sinistrate e
ad ogni altra attività necessaria e indifferibile, diretta al contrasto e
al superamento dell'emergenza e alla mitigazione del rischio». Il
provvedimento conferma che le funzioni di coordinamento a livello centrale fanno capo al Presidente del Consiglio che ha la facoltà di delegare la responsabilità in materia a un ministro con portafoglio ovvero
al sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio.
La legge punta poi ad evitare gli stati di emergenza "eterni" o quasi. Il nuovo
limite massimo stabilito alle gestioni commissariali è di 90 giorni,
prorogabile "di regola" per non più di 60. Insomma, 5 mesi in tutto, con una certa elasticità connessa al termine "di regola". Il potere di
ordinanza è attribuito al capo della Protezione civile, acquisita
l'intesa con le Regioni interessate. A seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, la Regione può
alzare l'imposta regionale della benzina di cinque centesimi per litro.
La legge dispone poi il passaggio ai Vigili del fuoco della flotta aerea
di Stato contro gli incendi boschivi.
Rimane un punto controverso. Alla fine del testo, il provvedimento di riforma prevede che sul sito della Protezione civile vengano rese
disponibili le informazioni sugli appalti per i grandi eventi. Si tratta
di una misura criticata dal capo del Dipartimento, Franco Gabrielli,
che l'ha definita «non compatibile con il nuovo assetto della Protezione
civile nel momento in cui i grandi eventi scompaiono dal novero delle
proprie competenze».