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Benessere

Psoriasi: cosa è e come si cura

13/05/2015  Questo disturbo della pelle, dalle origini ancora poco chiare, può aumentare il rischio di diabete, ipertensione e malformazioni. Oggi, per tenerlo sotto controllo, ci aiuta l’ingegneria molecolare.

La “malattia dei sani”: così è stata definita per molto tempo questa dermatite, le cui origini sono ancora poco chiare. Oggi, l’Organizzazione mondiale della sanità ha invece riconosciuto la psoriasi come “malattia non trasmissibile grave”, con un impatto psicosociale tale da meritare un’attenzione particolare. «Nuovi studi hanno evidenziato che, oltre alle manifestazioni cutanee, questo disturbo può comportare implicazioni a livello della salute in generale», afferma il dottor Andrea Altomare, dermatologo dell’Irccs Istituto ortopedico Galeazzi di Milano. «Nel 30 per cento dei casi, si associa a una forma di artrite (artite psoriasica) che può portare a importanti malformazioni, mentre lo stato infi ammatorio cronico che ne è alla base aumenta il rischio di sviluppare diabete, ipertensione o problemi cardiologici. È indispensabile, quindi, valutare la situazione con controlli a 360 gradi».

Ma non si trasmette

Si distingono tre forme della malattia: «La più comune è la cosiddetta “psoriasi volgare”, caratterizzata da chiazze eritematose, cioè rosse, coperte da squame localizzate soprattutto su gomiti, ginocchia, dorso, cuoio capelluto», spiega il dermatologo. «La seconda è la “psoriasi invertita”, che praticamente interessa le zone opposte rispetto alla volgare e, in generale, le pieghe della cute, come le ascelle, l’inguine, le pieghe sottomammarie e, nei pazienti in sovrappeso, le pieghe addominali. Infine, la più grave, è la “psoriasi pustolosa”, che si manifesta con pustole (lesioni della pelle in rilievo, simili a vescicole, che contengono un liquido giallastro, non infetto) che possono comparire sul palmo delle mani e sulla pianta dei piedi o in modo generalizzato, su tutto il corpo. A volte queste manifestazioni si sovrappongono; in altri casi, si presentano alternativamente. La cosa importante da sottolineare è che la malattia non è mai contagiosa».

Nuova frontiera: i farmaci biologici

  

Non esiste ancora una terapia che risolva defi nitivamente il problema. «Nelle forme più lievi, il disturbo viene tenuto sotto controllo da trattamenti farmacologici locali (creme a base di cortisone e derivati della vitamina D) e fi sici (come la fototerapia con lampade specifi che, che ha un eff etto immunologico sulla pelle).
In quelle moderate e gravi, invece, è necessario un intervento anche sul sistema immunitario, con il ricorso per via generale di retinoidi e farmaci immunosoppressori (ciclosporina, metotrexate, acitretina)», aff erma Altomare. «Oggi esiste anche una nuova linea di farmaci, molto specifi ci e con minori effetti collaterali: i farmaci biologici ottenuti con ingegneria molecolare. Attualmente, però, vengono utilizzati solo per pazienti selezionati, che non possono ricorrere alle terapie tradizionali».
L’andamento della patologia è spesso imprevedibile: «Talvolta i momenti di remissione sono molto lunghi, possono arrivare anche a un anno o due. In altri casi, l’intervallo tra una riacutizzazione e l’altra, purtroppo, è decisamente più breve».

 
 
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