La “malattia dei sani”: così è stata definita per molto tempo questa dermatite,
le cui origini sono ancora poco
chiare.
Oggi, l’Organizzazione mondiale
della sanità ha invece riconosciuto la psoriasi
come “malattia non trasmissibile grave”,
con un impatto psicosociale tale da
meritare un’attenzione particolare. «Nuovi
studi hanno evidenziato che, oltre alle
manifestazioni cutanee, questo disturbo
può comportare implicazioni a livello della
salute in generale», afferma il dottor Andrea
Altomare, dermatologo dell’Irccs Istituto
ortopedico Galeazzi di Milano. «Nel 30
per cento dei casi, si associa a una forma di
artrite (artite psoriasica) che può portare a
importanti malformazioni, mentre lo stato
infi ammatorio cronico che ne è alla base
aumenta il rischio di sviluppare diabete,
ipertensione o problemi cardiologici. È indispensabile,
quindi, valutare la situazione
con controlli a 360 gradi».
Ma non si trasmette
Si distingono tre forme della malattia:
«La più comune è la cosiddetta “psoriasi
volgare”, caratterizzata da chiazze eritematose,
cioè rosse, coperte da squame
localizzate soprattutto su gomiti, ginocchia,
dorso, cuoio capelluto», spiega il
dermatologo.
«La seconda è la “psoriasi invertita”,
che praticamente interessa le zone opposte
rispetto alla volgare e, in generale,
le pieghe della cute, come le ascelle,
l’inguine, le pieghe sottomammarie e,
nei pazienti in sovrappeso, le pieghe addominali.
Infine, la più grave, è la “psoriasi
pustolosa”, che si manifesta con
pustole (lesioni della pelle in rilievo, simili
a vescicole, che contengono un liquido
giallastro, non infetto) che possono
comparire sul palmo delle mani e
sulla pianta dei piedi o in modo generalizzato,
su tutto il corpo. A volte queste
manifestazioni si sovrappongono; in altri
casi, si presentano alternativamente. La
cosa importante da sottolineare è che la
malattia non è mai contagiosa».
Nuova frontiera: i farmaci biologici
Non esiste ancora una terapia che risolva
defi nitivamente il problema.
«Nelle forme più lievi, il disturbo viene
tenuto sotto controllo da trattamenti
farmacologici locali (creme a base di
cortisone e derivati della vitamina D) e
fi sici (come la fototerapia con lampade
specifi che, che ha un eff etto immunologico
sulla pelle).
In quelle moderate e
gravi, invece, è necessario un intervento
anche sul sistema immunitario, con
il ricorso per via generale di retinoidi
e farmaci immunosoppressori
(ciclosporina, metotrexate,
acitretina)», aff erma Altomare.
«Oggi esiste anche una nuova linea
di farmaci, molto specifi ci
e con minori effetti collaterali:
i farmaci biologici ottenuti con
ingegneria molecolare. Attualmente,
però, vengono utilizzati
solo per pazienti selezionati,
che non possono ricorrere alle
terapie tradizionali».
L’andamento della patologia
è spesso imprevedibile:
«Talvolta i momenti
di remissione sono molto
lunghi, possono arrivare
anche a un anno o due.
In altri casi, l’intervallo tra
una riacutizzazione e l’altra,
purtroppo, è decisamente
più breve».