Pupi Avati Scout (il settimo da sinistra) in una foto del'63
Ha fatto tutta la carriera, da lupetto a educatore il regista Pupi Avati che racconta con entusiasmo di quegli anni: «Ho fatto il lupetto, l’esploratore, nella squadriglia delle Volpi, il rover e il capo in Branco col nome di Bagheera». Erano gli anni dopo la guerra e per lui si è trattato di un'esperienza fondamentale: «per un timido come me... Mi ha insegnato a socializzare, a comunicare, a stare con gli altri, a esprimermi. E non solo. Ho appreso il senso dell’impresa e della condivisione di un progetto. Tutti esperienze che ho poi utilizzato nella costituzione della mia Jazz Band e poi quando mi sono dedicato al cinema» .
Pupi Avati sottolinea anche l'importanza della formazione morale: «Non ci si poteva addormentare la sera senza avere fatto la buona azione quotidiana. Potrà essere un'usanza irrisa ma è un elemento importante per imparare a occuparsi del prossimo».
Come molti ex scout vive ancora oggi l'orgoglio e l'appartenenza al gruppo e la vicinanza ai suoi compagni di strada: «Sono legato agli amici scout attraverso un legame di riconoscenza. Hanno fatto scelte diverse dalla mia e quasi tutti sono rimasti a Bologna mentre io vivo a Roma, però affettivamente sappiamo tutti che c’è un legame profondo e imprescindibile soprattutto verso i capi. Quelli che ai tempi erano i nostri modelli».
A quei tempi c'erano anche le distanze da percorrere con più difficoltà : «Partivamo utilizzando i vecchi camion lasciati dagli americani. Ci sembrava di essere,
anche per la divisa, un po’ dei cow boy. In quella Italia ingenua e meravigliosa era una cosa davvero di grande fascino.
Oggi, riflette il grande regista: «
c'è ancora più bisogno dello scoutismo che ai miei tempi. Purtroppo i genitori di oggi non se ne rendono». Essere un lupetto e poi un esploratore offre la possibilità di crescere attraverso il gioco e l'avventura: «Un intuizione bellissima questo modo formare i bambini e i ragazzi. Adesso la formazione avviene attraverso un videogioco, subendo la creatività di Silicon Valley. Noi producevamo il frutto della nostra creatività individuale».