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lunedì 14 ottobre 2024
 
L'omaggio
 

Pupi Avati ricorda il fotoreporter Paolo Ferrari: «Fu lui a presentarmi Mariangela Melato»

05/02/2021  «Io lo chiamavo il gigante buono. Un giorno mi portò quest'aspirante giovane attrice che feci aspettare un giorno intero per farla desistere. Ma lei non mollò»

Pupi Avati.
Pupi Avati.

(Nella foto sopra, Pupi Avati sul set di Thomas e gli indemoniati, 1970, ripreso da Paolo ferrari, allora fotografo di scena del regista).

«Era un gigante buono». Così Pupi Avati, con voce commossa, ricorda Paolo Ferrari, al quale lo legava un rapporto di stima ma anche di amicizia fin dalla fine degli anni ’60,  quando Ferrari, agli esordi della carriera, collaborò con lui come fotografo di scena.

«Ci tengo a sottolinearlo perché di solito queste sono frasi un po’ di circostanza, cose che si dicono delle persone che non ci sono più, ma invece per quanto riguarda Paolo è la pura verità», continua il regista, «è stato un grande fotoreporter, generoso, sempre pronto a mettersi in gioco per arrivare per primo sugli eventi, ma soprattutto era una persona umanamente sensibile e buona, cosa che per me è sempre stata molto importante».

Mariangela Melato in un ritratto giovanile.
Mariangela Melato in un ritratto giovanile.

Quanto alla loro collaborazione, Avati ricorda la fine degli anni ’60, quando Paolo, che ancora non aveva aperto il suo studio, collaborò con lui come fotografo di scena. «Parlo del ’68, ’69, quando Paolo, che poi instaurò con me un rapporto molto profondo, partecipò con la sua macchina fotografica alla nascita del nostro “Cinema Bologna”» spiega il regista, «i suoi scatti sono ancora presenti negli archivi della Cineteca bolognese, una testimonianza preziosa di quello che siamo stati, per la quale non possiamo che essergli riconoscenti».

I ricordi di quella collaborazione sono tanti. E’ noto il fatto, per esempio, che fu proprio Paolo Ferrari a presentare al maestro un’allora sconosciuta Mariangela Melato, che Avati, alquanto scettico, lasciò aspettare al bar un giorno intero, «speravo che se ne andasse, ma poi la premiai con una scrittura la  perseveranza della giovane attrice».

Paolo Ferrari.
Paolo Ferrari.

Ma un episodio meno noto e caro a entrambi riguarda i sopraluoghi per “Le strelle nel fosso”. «Cercavamo la casa nell’acqua che avevo in mente, così vagammo per giorni nel delta del Po», racconta Avati «stavamo per arrenderci e sconfinare nel Veneto quando miracolosamente, in fondo a un viottolo, la casa apparve. E’ stato un momento magico e indimenticabile, per tutti noi».

 

 
 
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