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lunedì 11 dicembre 2023
 
Accade in Regione
 

Pur di discriminare gli stranieri la Lombardia “punisce” le adozioni

16/02/2016  Niente Bonus bebè alle famiglie adottive, esclusione dai fondi degli alberghi che abbiano ospitato profughi negli ultimi tre anni. Sono due provvedimenti della Regione Lombardia che hanno il sapore della discriminazione, motivati dal furore ideologico contro gli stranieri ma che rischiano di essere impugnati come anticostituzionali. Nel frattempo, il Pd ha presentato in Consiglio Regionale una mozione urgente e un emendamento che permetterebbero di correggere il pasticcio.

Il primo provvedimento rientra in un pacchetto di misure del welfare che comprende, appunto, anche il cosiddetto Bonus bebé. Si tratta di un assegno che viene erogato alle famiglie, anche composte da madri sole, con un reddito Isee inferiore ai 30 mila euro e che hanno avuto il secondo o terzo figlio negli ultimi tre mesi del 2015. Potenzialmente si tratta di 26 mila secondogeniti e 10 mila terzogeniti. La Giunta regionale ha però deciso di escludere i figli adottati nello stesso periodo.

Il motivo? «È una misura», ha spiegato Roberto Maroni, «per la natalità, non è una misura a sostegno della famiglia, cioè viene dato al bambino che nasce, non al bambino che viene adottato». Sono insorte le associazioni che, vincendo le troppe fatiche burocratiche ed economiche, permettono a bambini soli di avere una famiglia. Spiega Mario Griffini, presidente di AiBi-Amici dei Bambini: «Il punto non è economico ma morale: quando un bambino viene adottato, acquisisce nuova dignità come figlio e come individuo. È come dire a queste famiglie che sono di serie B. Quando un bambino viene adottato, sia dal punto di vista della legge sia da quello del cuore, è come se nascesse di nuovo». E aggiunge: «Altro che non natalità: l’adozione è una signora natalità. Maroni e la Lega negli anni passati hanno preso posizione contro l’eterologa: che senso ha dire no in quel caso e poi però non sostenere le coppie che invece di ricorrere alla fecondazione assistita scelgono di adottare?».

Per Sara Valmaggi, vicepresidente del Consiglio Regionale, la norma discriminatoria è dettata dalla «repulsione per chi è straniero, anche se in fasce e bisognoso del calore e della protezione di una famiglia». Accusa l’esponente Pd: «I figli sono figli, naturali o adottivi che siano, e la famiglia che li accoglie e che li cresce deve essere aiutata senza discriminazioni. Purtroppo si dimostra ancora una volta che la partecipazione al Family Day è stata solo una bandiera con cui Maroni si copre per nascondere l'assenza di politiche vere per le famiglie lombarde».

Il secondo provvedimento contestato, la cosiddetta “norma antiprofughi”, risale all’approvazione della Legge sul turismo lo scorso settembre, una riforma attesa da anni in Lombardia. Maroni aveva tradotto in norme il pensiero espresso da Salvini, che aveva detto: «Se per riempire il mio hotel devo aspettare lo sbarco a Lampedusa, vuol dire che non so fare il mio lavoro, significa che merito di chiudere». All’inizio la volontà punitiva verso gli albergatori che avevano accettato di accogliere i profughi prevedeva sanzioni pecuniarie e la sospensione dell'attività da sei mesi a un anno. Tra le critiche, arrivarono quelle del cardinale Scola: «Non penso che la maggioranza degli albergatori intenda speculare sull’accoglienza ai migranti».

Poi, quando il Ncd, che in Lombardia fa parte della Giunta Maroni, si è accorto che l’appello alle strutture proveniva dal Viminale e dal suo capo Angelino Alfano, la norma è stata corretta ponendo questo requisito d’accesso al sostegno al turismo lombardo: «I fondi possono essere concessi esclusivamente qualora il fatturato o il ricavato della attività ricettiva degli ultimi tre anni sia integralmente derivante dall’attività turistica». Volendo colpire chi accoglieva i profughi, il provvedimento ha finito per danneggiare gli alberghi che ospitavano le forze dell’ordine per garantire la sicurezza dell’Expo, o gli “autoctoni” colpiti da calamità naturali e per questo ospitati in strutture. Ora la maggioranza ha inserito una norma che salvaguarda le forze dell’ordine, ma non ha accolto l’emendamento del PD che avrebbe annullato la parte discriminatoria della norma.

Nel frattempo, il Ministero ha chiesto delle modifiche alla Regione per un problema di conflitto sulle competenze, per esempio in tema di Pro Loco. Approvate in Commissione Attività produttive la scorsa settimana, arrivano ora in Consiglio regionale. Per il Pd lombardo, è l’occasione per correggere il pasticcio: «Abbiamo presentato», dicono Enrico Brambilla e Mario Barboni, «un emendamento che chiede lo stralcio della norma cosiddetta “antiprofughi”». Inutilmente, è stato bocciato. La discriminazione continua.

Sempre nella giornata odierna potrebbe essere discussa la mozione urgente per allargare il Bonus bebè ai bambini adottati.


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