Le vicende avvenute nella caserma di Piacenza e di cui la cronaca ci parla da giorni sono il simbolo di un degrado che ci deve far riflettere: come adulti, come cittadini, come genitori, come educatori.
Una caserma che è interamente dedita al crimine che dovrebbe sconfiggere, apparentemente al di fuori di ogni controllo e supervisione. Una caserma che addirittura pochi mesi prima viene premiata con riconoscimento pubblico per il numero di arresti compiuti (ed ora abbiamo intuito perché e come ciò sia successo). Una caserma che infanga il lavoro onesto e dedicato di migliaia di uomini che alla Giustizia ogni giorno dedicano tutto, fino a rischiare la vita.
Ecco, come può esistere una caserma così? Siamo tutti concordi nel ritenere che sia possibile che in ogni ambiente si possa infilare una mela marcia. Ma ci sono ambienti in cui le mele marce, quando vi si infiltrano, vengono immediatamente isolate e rimosse. E le caserme dovrebbero essere tra questi. Al 100%, nessuna esclusa.
La storia di Piacenza fa vacillare ogni certezza, mette lo Stato in una situazione di tale imbarazzo da rendere necessaria una verifica istantanea di chi ha la responsabilità non solo sui singoli, ma anche sul sistema in generale.
Se un’intera caserma è marcia, lo è per anni e se nessuno dice niente e nessuno se ne accorge, è la giustizia stessa, nel suo significato più profondo, a vacillare. Quella Giustizia che dovremmo scrivere con la G maiuscola e che per colpa di quella caserma oggi scriviamo con la lettera minuscola. Sperando di poter correggere quella lettera minuscola al più presto.
Nel prossimo anno scolastico si porterà l’educazione civica nelle scuole, per obbligo di legge. Penso che ci siano molto altri ambiti in cui tale materia risulti necessaria. E chiedo ai politici che reclamano l’educazione civica per i nostri figli a scuola (iniziativa di cui, sia chiaro, sono un sostenitore purche si sappia bene chi la insegna, come e con quali contenuti) di esserne i primi evidenti esempi e testimoni. E anche su questo ci sarebbe molto, ma proprio molto da dire.