Sono una mamma che deve iscrivere la sua unica figlia alla prima elementare. Insieme a mio marito ci domandiamo come si fa a scegliere al meglio ora la scuola elementare e un domani le medie e poi le superiori. Mi farebbe piacere avere un suo consiglio per non fare errori fin dall’inizio. DARIA
— Cara Daria, accompagnare i figli a scuola non è solo un modo di dire, ma è uno dei più importanti gesti di accudimento di un genitore. Usciamo con loro dal portone di casa per lasciarli sul portone di una casa più grande che apre alla vita e al futuro: la scuola. Per questo l’ansia che accompagna l’iscrizione di un figlio a scuola, dalla prima elementare fino all’università, è naturale e, se contenuta entro certi limiti, legittima. Ma come decidere a che scuola iscrivere i nostri figli senza farci travolgere dall’onda emotiva?
Ponendo a sé stessi delle domande prima ancora i sentire il parere di un’amica che c’è già passata, l’esperienza di un collega o un sentito dire. Osserviamoli, per quanto possiamo, nel corso della loro crescita, non diamo per scontato che ciò che riteniamo giusto, perché così lo abbiamo vissuto noi, vada bene anche per loro. Non confondiamo le nostre aspettative con le loro, ascoltiamoli e non sminuiamo i loro sogni, solo così si trasformeranno in scelte.
Ovviamente le domande da porsi per l’iscrizione alla prima elementare sono diverse da quelle che ci dovremo fare per l’orientamento in terza media, come cambia radicalmente il quadro se si vive in una piccola realtà di paese o in una grande città che offre molte alternative.
La prima domanda potrebbe essere: scuola pubblica o privata? Nel primo caso dovrò valutare i pro e i contro di un sistema istituzionale ed educativo molto complesso che presenta eccellenze ma anche ombre. Possibili turnover di insegnanti, quello della continuità didattica spesso è un mito, ambiente eterogeneo dove la diversità è ricchezza e arricchimento ma che non sempre consente il rispetto dei traguardi standard che ci aspetteremmo. Magari penso che il bambino potrà scrivere in corsivo alla fine della prima, ma se si devono rispettare i tempi di crescita della maggioranza dei suoi compagni, vista la eterogeneità forse ci vorrà molto più tempo. Sono disposti ad aspettare? Ovviamente una scuola privata deve offrire ciò che l’utenza chiede, rispettando il bisogno di chi domanda: scuola confessionale, d’élite, internazionale. Ricordiamoci però in questo caso che non tutti i bambini sono adatti a certi contesti, spesso molto competitivi, che gli adulti ritengono magari essere il top.
La seconda, e non meno importante domanda, sarà: scuola di quartiere o chissà dove? Evidentemente segue per forza di cose la prima ma, se vogliamo davvero accompagnare i nostri figli, il quartiere è il luogo dove dovrebbero iniziare a crescere e la scuola pubblica forse diventerebbe di qualità per tutti. Cara Daria, l’ultima domanda: è prematuro pensare adesso alle medie? E poi al liceo? Francamente direi di sì. Sai quante cose possono cambiare in otto anni nelle nostre vite? Un passo alla volta allora verso la scuola