Lo so che è scontato, scontatissimo: eppure sono geloso di quel rompiscatole di mio figlio, tre mesi di vita. Mia moglie da quando è nato non è più mia, è tutta dedita a lui, non fa che guardarlo, pensarlo, coccolarlo perfino nel sonno. E io chi sono? Insomma, finirà questa sbornia da neonato?
ALFREDO
Carissimo Alfredo, ci descrivi così bene la “sbornia da neonato” di tua moglie che ci fai sorridere di tenerezza: è proprio così, lei è tutta presa dal suo neonato e non può non esserlo: anche solo il fasciarlo, il dargli il suo latte, il tenerlo tra le braccia, la porta a coccolarlo persino più di quando «lo aveva in pancia», come dici tu. Perfino nei suoi ormai brevissimi sonni bisbiglia il suo nome! Ed ecco una donna trasformata da moglie in madre. Un miracolo della vita. Pensa solo, detto per inciso, quanta forza brutale si debba fare una madre pagata per aver prestato l’utero per non “sentire” il suo neonato con tutta sé stessa… E quanto sia infelice il neonato innocente che le sarà stato tolto dai “paganti”, dopo che ne ha imparato l’odore, i movimenti, il suono della voce da quando abitava nel suo utero! Ebbene, nel bel mezzo di questo miracolo c’è un marito come te che dice – a buon diritto? – «E io chi sono?». E così si mette a… competere con il neonato per le attenzioni che la neomadre regala a lui in abbondanza. Consolati, anche se non espresso nella maniera efficace con cui lo fai tu, questo è il vissuto di molti, moltissimi neopadri! Ma con ciò non significa che tu abbia ragione: infatti, nella tua lettera (ma speriamo non nel tuo cuore) c’è un errore, proprio quando tu dici in modo efficacissimo «mia moglie non è più mia»: questa è una premessa che non solo un bellissimo neonato mette in discussione, ma la vita stessa! Un rapporto coniugale che chiama intrusi (o rompiscatole, come dici tu) tutti coloro che sono (non possono non essere) presenti nel rapporto, genitori, fratelli e sorelle, amici eccetera, non è un rapporto sano! I neonati, forse, servono anche a questo: allontanare la marca della possessività nel rapporto d’amore. Voi, tu e tua moglie, vi appartenete l’un l’altro, ma NON vi “possedete”; e proprio perché vi appartenete, potete aprirvi al terzo, il figlio, potete sporgervi con generosità su di lui, sapendo che ne avete la responsabilità. Tua moglie è già pronta. E tu?