In Toscana, ottenere la cittadinanza italiana è sempre più un percorso ad ostacoli. Se la legge sul tema è tra le più arretrate a livello europeo, il malfunzionamento burocratico complica la situazione, arrivando a quello che l’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’Immigrazione) definisce «una grave compressione dei diritti dei cittadini stranieri interessati».
L’ultima denuncia riguarda «un’attesa illegittima e ingiustificata» alla Prefettura di Firenze. Fino a poco tempo fa, chi ha maturato i requisiti per chiedere la naturalizzazione, non poteva prenotare un appuntamento per la presentazione della domanda; tutto occupato fino ad agosto 2015 e, nelle date successive, il calendario online non era disponibile. Ora, dopo la segnalazione dell’Asgi, dalla Prefettura hanno aggiunto qualche posto nelle prossime settimane, ma il problema per tutto il 2015 rimane; l’Asgi chiede al Ministero dell’Interno di porre urgentemente rimedio.
L’avvocato Luigi Mughini esemplifica il percorso tipo in terra fiorentina: «Per un cittadino straniero, servono dieci anni di residenza continuativa in Italia, poi si attende più di dieci mesi per prenotare l’appuntamento e infine anni di attesa burocratica per avere una risposta. La legge dice un massimo di due anni, ma sono quasi sempre quattro, talvolta cinque». Questo ritardo comporta non pochi problemi e nuovi costi per i cittadini stranieri. Per ottenere la naturalizzazione, occorrono il certificato di nascita e quello penale, che devono essere tradotti e legalizzati al consolato italiano del Paese d’origine. «Anche questi tempi», precisa il legale dell’Asgi, «sono spesso lunghi e imprevedibili ed è quindi consigliabile prenotare l’appuntamento solo quando si è già in possesso dei documenti». Con un piccolo problema: hanno validità di sei mesi e, se l’attesa è superiore, scadono, determinando un danno economico significativo.
Il tasso di naturalizzazione è dell'1,9%, tra i più bassi in Europa
Vittime di questa di questa burocrazia infinita sono spesso i figli dei cittadini stranieri: «Presentano la domanda da adolescenti, magari tredicenni, in quanto conviventi del genitore», racconta Mughini. «Ma poi, per tempi burocratici che sforano i cinque anni, ottengono la risposta da maggiorenni, perdendo così il diritto alla cittadinanza italiana».
Cosa comporta continuare a dover rinnovare un permesso di soggiorno? Lo spiega con la sua vita quotidiana Erick, salvadoregno arrivato in Italia quando aveva 7 anni: «In quinta superiore, quando la mia classe andò in già scolastica a Londra, fui l’unico a non poterci andare».
Fa un altro esempio l’avvocato Mughini: «A un mio cliente senegalese, in Italia da 25 anni, è appena scaduto il permesso di soggiorno e non è riuscito a rinnovarlo. Rischia fortemente di essere espulso, anche se non ha mai commesso un reato e ha pagato anni di contributi».
In Italia, il tasso di naturalizzazione, cioè chi ottiene la cittadinanza italiana, è dell’1,9% sull’insieme degli immigrati, uno tra i più bassi d’Europa. Il problema spesso, accanto a un requisito di reddito, sono i dieci anni di residenza continuativa, che vengono talvolta interrotti da buchi di residenza. Racconta Eva, ventiduenne serba: «Sono in Italia da 18 anni, ma non ho ancora potuto fare la domanda di cittadinanza perché, dopo nove anni di vita a Roma, ci spostammo a Milano. Nel periodo del trasferimento, per un mese sono rimasta senza residenza e quindi, nel conteggio per la cittadinanza, i primi nove anni non vengono considerati».