Anticamente erano i fedeli a portare il pane e il vino per l’Eucaristia. Giustino (150 circa) scrive che insieme al pane e al vino, i fedeli che lo possono danno ciò che vogliono per soccorrere orfani e vedove (Apologia I, 67). Sebbene distinte dal pane e dal vino, le offerte per i poveri e i bisogni del culto restano in qualche modo sempre collegate al rito offertoriale della Messa. Infatti il pane spezzato e condiviso, come tutti i riti liturgici, è segno di una prassi di vita cristiana. Per ragioni pratiche, dall’XI secolo le offerte in denaro hanno preso il sopravvento, sebbene ancora oggi sia previsto, in alcune occasioni, che si possa recare insieme al pane anche «altri doni per i poveri o per la chiesa, portati dai fedeli o raccolti in chiesa. Essi vengono deposti in luogo adatto, fuori della mensa eucaristica» (Messale, n. 73). Per pratiche ragioni di tempo la raccolta in denaro si fa distintamente, ma in contemporanea con i riti offertoriali per ricordarne la finalità. Nulla impedisce che tali offerte si uniscano alla processione offertoriale se ciò non prolunga eccessivamente il rito.