Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
lunedì 14 ottobre 2024
 
Litigi familiari
 

Quando i genitori litigano e il figlio non si fida più

27/08/2022  "Litighiamo da mesi come due matti ed eravamo così presi che non ci siamo resi conto della sofferenza del nostro unico figlio adolescente. Ha anche iniziato ad andare male a scuola e quando gli abbiamo promesso che non litigheremo più ha alzato le spalle come segno di rassegnazione..."

Abbiamo litigato all’inverosimile, tutti concentrati nei nostri litigi feroci. E non ci siamo nemmeno accorti che il nostro unico figlio dodicenne ne ha sofferto da morire. A scuola è distratto – dicono gli insegnanti – non studia, ha le spalle curve. Quando gli abbiamo detto che ora non litighiamo più, ha alzato le spalle, senza una parola. Come chi non ci crede. Che fare? LUIGI E LUISA

— Cari Luigi e Luisa, troppo facile dirvi, cari coniugi, che dovevate pensarci prima! Mi raccontate che vi siete fatti aiutare da un terapeuta di coppia e ora state davvero meglio. Ma vostro figlio pare non accorgersi, con il vostro comportamento gli avete mostrato troppe volte che, dopo la bonaccia, viene di nuovo la tempesta: e lui è lì, con le spalle curve, ad aspettarla.

Forse ora state percependo che i vostri litigi accaniti, furiosi e offensivi (così li descrivete) vi impedivano di rendervi conto della sofferenza di vostro figlio. E allora forse è meglio uscire allo scoperto proprio con lui, chiedendogli scusa di non esservi accorti di lui... e dicendogli espressamente che non volevate farlo soffrire! Se il vostro terapeuta di coppia – con il quale avete concluso – è d’accordo, potete andare tutti e tre da lui, perché riesca a rassicurare vostro figlio, dicendogli che non siete diventati perfetti, ma che ormai avete capito quanto male avete fatto a voi stessi e a lui. Ma ho in serbo per voi un’altra proposta in aggiunta, se volete.

A una coppia che ha trovato la via del perdono reciproco, di solito consiglio un piccolo rito: la festa del ringraziamento. Ecco: adornate la casa di fiori e di luci, apparecchiate con la “tovaglia bella” e preparate cibi squisiti. Poi, all’inizio, tenendovi per mano e guardandovi negli occhi, in presenza dei figli, ciascuno dica il suo grazie perché la Vita, la Provvidenza, il Signore gli/le ha fatto incontrare l’altro/a. Ciascuno/a celebri la bellezza dell’altro/a con tutta la sua gioia, sottolineando le doti del coniuge, con sincerità. Perché i figli che ascoltano – e non interpellati! – hanno le antenne! Attenzione, questa non è la festa del “siamo diventati perfetti e infallibili”, ma è la festa dell’umile grazie, che fa bene a tutti...

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo