Se da un lato ci sono i Neet, cioè i giovani inattivi che non studiano e non lavorano 8e di cui abbiamo parlato in un recente articolo), per fortuna ci sono anche gli EET, ovvero gli (Employed-Educated and Trained) . 175 mila ragazzi e ragazze fra i 15 e i 29 anni che dopo aver studiato, non solo lavorano ma aprono una loro impresa in diversi settori, da quelli più tecnologici ai più tradizionali. Attualmente, i giovani di questa età che lavorano sono oltre due milioni e mezzo (2.630.000, l'11,7% degli occupati complessivi) e valgono 46,5 miliardi di euro, il 2,8% del Pil. Gli Gli EET fanno parte di essi, con una speciale marcia in più e sono al centro di uno studio elaborato da Censis e Confcooperative secondo il quale gli EET sono localizzati per circa il 40% al Nord, il 20% al Centro e un altro 40% al Sud. Questi giovani imprenditori under 30 non aprono le loro attività solo in settori altamente tecnologici (che comunque sono quelli trainanti), ma anche nei più tradizionali come quelli del turismo, della ristorazione e dell'ambiente. Lo studio Censis-Confcooperative fa notare che tra il 2009 e il 2016 i titolari d'impresa giovani aumentano del 32%, passando da 27.335 a 36.079. Analizzando i diversi settori, questa dinamica positiva vede crescere del 53,4% il numero dei giovani titolari d'impresa nei servizi dell'informazione e informatici, del 51,5% nei servizi per edifici e paesaggio e del 25,3% nei servizi di ristorazione. Gli EET si concentrano molto anche sul turismo, dando vita ad attività legate alla gestione di alloggi per vacanze e ad altre strutture per soggiorni brevi in cui l'incremento della presenza di giovani imprenditori è del 55,6%. Raddoppiano, inoltre, i ragazzi e le ragazze che aprono imprese nelle attività di supporto per le funzioni d'ufficio e i servizi alle imprese (+113,3%).