La trincea e le preghiere.Era il 1915, oltre un secolo fa, quando l'Italia entrò in guerra, partecipando al primo conflitto mondiale: al di là di ogni retorica, un bagno di sangue per migliaia di ragazzi. Pochi sanno che durante quel conflitto molti religiosi, tra cui 170 Fratelli delle Scuole Cristiane (congregazione fondata da Giovanni Battista de la Salle) vennero mandati al fronte. Non cappellani militari, ma semplici soldati: 14 sono stati fatti prigionieri, 5 sono morti. A Grugliasco, piccolo comune alle porte di Torino, recentemente sono stati recuperati i diari di guerra scritti da tre di questi Fratelli. Riemergono, vivide, le memorie di una fede estrema, vissuta in mezzo a sofferenze, privazioni e atrocità.
La riscoperta dei diari si deve a una vitale collaborazione tra la congregazione lasalliana e alcuni cittadini. Giuseppe Baricada (che in paese tutti conoscono come Beppe, formazione scientifica ma grande passione per la storia) è tra i più attivi. «Qualche anno fa» racconta «ho lavorato alla scrittura di un libro sulla presenza a Grugliasco dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Per quasi un secolo, tra il 1862 e il 1959 si sono fatti carico, da soli, dell'istruzione in paese, formando generazioni di allievi. Per questo ci sentiamo molto legati alla congregazione». Cercando materiale per il volume (Una scuola, una città, scritto con Ottavia Bersano, Edizioni Arti Grafiche San Rocco) Baricada si è imbattuto nei quadernetti contenenti i resoconti di guerra. Erano custoditi nell'archivio dell'istituto dove tuttora i Fratelli vivono e insegnano. Aprendo quei taccuini malandati è riaffiorato un mondo.
Lo scritto più corposo è quello di Fratel Prospero, al secolo Paolo Giuliani, classe 1881, originario della provincia di Pavia, ma trasferitosi a Grugliasco nel 1901 per insegnare nella scuola elementare del paese. Il suo è un dettagliato resoconto degli avvenimenti accaduti tra il 1916 e il 1919, periodo durante il quale svolse il servizio militare. Fu mandato anche in prima linea, sul fronte del Carso. La sua prosa diligente e pulita rivela i dissidi di un uomo di pace costretto a imbracciare un fucile. Sono pagine dense, che ancora trasudano sofferenze e snervante fatica, ma anche un inesausto affidamento a Cristo, alla Madonna e a Santa Teresa.
Sono pagine vive: ci raccontano la fatica di essere religioso in un mondo spesso ostile, che irrideva la Chiesa, il disagio per le bestemmie e le volgarità dei commilitoni ma anche i profondi legami d'amicizia nati proprio dalle prove più dure, le marce infinite, il dolore per i compagni persi, l'incompetenza di alcuni superiori, l'assurdità di una generazione mandata al macello, le ore di preghiera strappate al sonno, le Messe al mattino presto. «Lo zaino mi ammazza. Gesù, tutto per Te. Di fuori pioggia, di dentro un sudore continuo. Intanto si ascende». «Medito un poco l’agonia di Gesù. Scorrazziamo da bersaglieri». Frasi come queste sono ricorrenti. Dagli archivi dell'istituto sono riemersi anche i resoconti di altri due fratelli. Uno di essi narra della disfatta di Caporetto e della prigionia in Germania. Per ora è tutto materiale inedito, ma si sta pensando di pubblicarlo, visto il profondo valore delle testimonianze che contiene.
L'interesse storico di Baricada si è poi spinto anche oltre. Lavorando con i volontari dell'associazione di cui fa parte, la “Cojtà Gruliascheisa” (“Comunità di Grugliasco” in dialetto piemontese) ha recuperato un rifugio antiaereo costruito nel 1940, al di sotto di una villa settecentesca. Si tratta di una galleria lunga 28 metri, che poteva accogliere 75 persone. «In Paese alcuni ne conservavano la memoria» ricorda Baricada «ma dopo la guerra era stato abbandonato. Recentemente lo abbiamo ritrovato e ripulito: da un anno e mezzo è accessibile al pubblico». Fondamentali sono state le indicazioni di un testimone oculare, che sono servite anche per realizzare un documentario video: «Ero bambino. Ricordo che quando suonavano le sirene ci si precipitava sotto. Si restava lì per ore, nella semioscurità. Qualche volta recitavamo il rosario».