Dopo il bambino di sette anni che in una scuola primaria di Coverciano ha dato una testata sul naso alla maestra, un altro increscioso episodio di bullismo: in un istituto professionale di Vimercate durante la lezione, mentre la professoressa di italiano dava le spalle alla classe, si è spenta la luce e sono state lanciate delle sedie di cui una ha colpito l’insegnante a una spalla. Non sono stati identificati i colpevoli, perché la classe ha coperto i responsabili. Fatti del genere si stanno ripetendo a un ritmo preoccupante. Ricordiamo l’episodio di un diciassettenne che a Caserta ha sfregiato l’insegnante con un coltello solo perché voleva interrogarlo per rimediare a un’insufficienza. O i ragazzi di un Istituto commerciale di Lucca che hanno minacciato e umiliato un professore per farsi mettere un sei, mentre altri compagni filmavano la scena e la condividevano sui social. Nei giorni scorsi è emerso come un tredicenne di Treviglio abbia preso a schiaffi e pugni un docente di educazione artistica che lo stava perché disturbava la lezione. Le minacce agli insegnanti, anche se non sfociano in una vera e propria aggressione fisica, sono un fenomeno che sta caratterizzando la vita scolastica italiana, e non solo, tanto che si parla di un vero e proprio bullismo nei confronti dei docenti. E quando non sono i ragazzi a rendersene protagonisti, lo sono i genitori. Che cosa sta succedendo nelle nostre scuole? Quella linea invisibile che separava il mondo dei docenti da quello degli studenti, fatta di rispetto reciproco, si infrange. Il docente è considerato alla stregua di un coetaneo, non gli si riconosce più autorità e autorevolezza. È una società intrisa di violenza, e i ragazzi la respirano dalle immagini dei film e dei videogiochi, dai testi di certe canzoni, da episodi di cronaca che vedono passare alle mani anche gli adulti, per motivi spesso futili. Ma si è anche rotto quel patto educativo che vedeva famiglie e insegnanti su uno stesso fronte: sempre più spesso i genitori delegittimano i docenti, li mettono in discussioni, mostrano ingerenza nel loro operato. E questo clima di sfiducia si trasmette anche ai figli. Le scuole hanno sempre reagito con rigore per sanzionare questi comportamenti: ma ci chiediamo come sia possibile lavorare perché l’intimidazione, la violenza, il disprezzo lascino il posto a uno spirito di collaborazione e di rispetto. Perché la scuola torni a essere il luogo della conoscenza, delle relazioni feconde, del sapere e della crescita.