Una famiglia rom accolta da don Doriano
Quello che segue è il testo dell'articolo uscito sul n.22/2014 di Famiglia Cristiana. Racconta di una parrocchia che è diventata ostello accogliente per profughi, rom, italiani in difficoltà, seguendo l'insegnamento di Papa Francesco e del Vangelo.
Nel frattempo, il parroco, don Doriano non si è fermato, ma ha dato ospitalità, in un alberghetto preso in affitto, a 16 profughi provenienti da Ghana, Gambia, Guinea Bissau e Nigeria. Gli ospiti, nessuno dei quali supera i 25 anni d'età, frequentano corsi d'italiano e di formazione professionale. Da luglio prossimo la parrocchia tramite l'associazione Assistenza migranti San Francesco onlus" ospiterà in un agriturismo vicino a Siena altrei 35 migranti. Ecco il testo dell'articolo.
All’udienza del Papa nel gennaio del 2014 don Doriano si presentò con due cartelli in
mano. In uno stava scritto:
«Caro papa Francesco: o tu
hai copiato da me o insieme
abbiamo copiato da Gesù!»;
nell’altro: «Santo Padre: mi inviti
a pranzo coi miei poveri?». Jorge
Mario Bergoglio, passando, li lesse e gli
fece un “ok” con il pollice.
Tra le colline senesi, a Castellina Scalo,
frazione di Monteriggioni, nella
grande canonica e negli altri edifici della
parrocchia di Cristo Re e Maria Nascente,
migranti, rifugiati e rom sono
da tempo di casa. Ben prima che il Papa,
il 10 settembre 2013, lanciasse dal
Centro Astalli l’ormai noto appello ad
aprire i conventi vuoti. Perché l’accoglienza,
per il parroco don Doriano Carraro,
64 anni, veneto, originario di Dolo
ma da tanti anni in Toscana, non è
un optional ma una scelta di vita,
«coerente con il mio essere sacerdote
», dice. «E le parole di papa Francesco
mi sono state di grande conforto. Ci ha
incoraggiati a continuare a rischiare,
perché solo così si pratica la carità, sapendo
che la Provvidenza, lo sperimento
giorno dopo giorno, c’è e agisce».
Una prova? Gli ultimi soldi, e non pochi,
per finire il nuovo Centro parrocchiale,
racconta, li ha trovati tutti assieme
nella cassetta delle elemosine.
D’altra parte don Doriano, che è anche
direttore della Migrantes per la diocesi
di Siena, da sempre non conosce altri
modi di rispondere a chi chiede un
tetto se non con un «vieni».
Così la comunità,
che raccoglie in unità pastorale
le parrocchie di Castellina, Monteriggioni,
Abbadia Isola e Rencine, oltre alle
quattromila anime qui residenti, ha fatto
spazio negli ultimi dieci anni a molti
ospiti che vengono da lontano e che
spesso la vita ha segnato pesantemente.
Nella canonica-ostello il viavai c’è
fin dal primo mattino. Philip e Antony,
due giovani ghanesi rifugiati, arrivati
in Italia nel 2001 dopo una dura esperienza
in Libia, occupano una camera.
Un caffè e via al ristorante di Monteriggioni,
dove hanno trovato lavoro come
aiuto-cuochi. Un’altra camera è occupata
da un paio di giovani rom e un ragazzo
italiano. Una terza da un kosovaro. E
infine, lo studio di don Graziano è stato
adibito a quarta camera per alloggiarvi
un albanese.
Nel frattempo arriva Sebastiano,
23 anni, un giovane rom, dai modi gentilissimi
e, dicono, dalla grande abilità
manuale. È stato assunto, e così regolarizzato,
da don Carraro come collaboratore
domestico. Lo conobbe assieme alla
compagna Maria, 21 anni, a un funerale
di un bimbo rom a Siena: lei, incinta
di due gemelli, all’ottavo mese, dormiva
all’aperto, dietro un supermarket.
Li portò con lui in casa, seguì il parto e i
due bambini Narcis e Narcisa, che oggi
hanno un anno, sono diventati le mascotte
della parrocchia. Ora la famiglia
si è sistemata in un appartamento, in
un paese non distante da Castellina.
Non sono gli unici rom che il sacerdote ha aiutato: dopo averli accolti, altri
cinque nuclei familiari sono stati
aiutati a rientrare in Romania grazie a
un progetto della Migrantes e della Caritas
senese, che li ha anche avviati
all’attività lavorativa agricola e d’allevamento
nella zona di Mercina, vicino
a Timisoara.
Nell’edificio dell’ex cinema parrocchiale
don Doriano ospita ancora una
famiglia albanese e una coppia, padre e
figlio, di nigeriani. «Fui tra i primi albanesi
arrivati in Italia nel 2011. Quando
mi ha trovato don Doriano, otto mesi
fa, dormivo in auto», racconta Edmond,
46 anni, di Scutari, tanti lavori in giro
per l’Italia, e ora in cerca di occupazione.
Divide la stanza con la moglie Merita
e il figlio Brendon, quindicenne.
Anche nel
nuovo oratorio, oltre alle sale per le attività
pastorali, il parroco ha voluto riservare
un appartamento e alcune camere
per ospiti. «Servono per gruppi parrocchiali
e pellegrini della Via Francigena
». Per Abbadia Isola transita infatti
questo storico percorso e qui, restaurando
la splendida abbazia, il parroco è riuscito
ad aprire un ostello gestito della
Confraternita di San Jacopo di Perugia.
«Anche i pellegrini alla ricerca di Dio sono
dei migranti che cercano ospitalità»,
commenta il sacerdote.
Nelle due parrocchie dove don Doriano
era stato in precedenza lo stile
d’accoglienza non era differente: aveva
iniziato con gli albanesi, poi fu la volta
dei bosniaci e dei kosovari e infine dei
rom. Si occupa di cooperazione internazionale
da 14 anni e solo in Kosovo c’è
già stato una ventina di volte.
«Come faccio a mantenere tutti questi
ospiti? Accogliere crea solidarietà
diffusa. Accade che le generosità si moltiplicano:
oggi, ad esempio, i polli, le patate
e le uova che avete mangiato con
noi, le hanno portate alcuni parrocchiani.
Domani? Qualcos’altro arriverà per
un nuovo ospite».