Re Alfonso XIII.
Tra i tanti avi legati a Maria della principessa Leonor, il trisnonno re Alfonso XIII (1886- 1941) che, il 12 ottobre 1928, incoronò la Virgen de Guadalupe, Patrona dell’Extremadura, la comunità autonoma nel Sud-Ovest della Spagna, Regina dell’Ispanità. Da allora in quella data ogni anno nel santuario d’epoca medioevale di Guadalupe, si celebra la Fiesta de la Hispanidad con una serie di eventi che culminano con una spettacolare cavalcata.
Sempre Alfonso XIII fu molto devoto a padre Pio da Pietrelcina, figura che, come un’altra santa, madre Teresa di Calcutta, affascina parecchio la giovane Leonor. Già nel 1924, il quotidiano torinese Il Piemonte, in un articolo sul frate con le stimmate dal titolo Un umile e grande francescano, riferì di una visita del sovrano spagnolo a San Giovanni Rotondo, evento che, tuttavia, non trova conferme né in fotografie, né nella cronistoria del convento, né nel registro con le firme dei visitatori illustri, né nelle memorie lasciateci dai frati che vissero a stretto contatto col santo.
È invece certo che il re scrisse una missiva di suo pugno a padre Pio. La lettera, scovata nel 1977 da padre Gerardo di Flumeni, è conservata nell’archivio conventuale. Datata «Madrid, 3 marzo 1923», costituisce uno straordinario documento della fede del sovrano nella grazia del Signore e nella potente intercessione del religioso del Gargano, al quale il re iberico si rivolge per i figli colpiti da gravi patologie. Ecco il testo della missiva tradotta dallo spagnolo: «Reverendo padre! Venuto a conoscenza del fatto che le sue preghiere sono ascoltate dall’Altissimo e che in varie occasioni ella ha ottenuto la guarigione completa di ammalati dichiarati incurabili e di altri che per il grave stato di salute solo il divino intervento poteva guarire, mi permetto di rivolgermi a lei, padre, con la mia supplica, sicuro che l’ascolterà e conoscendo la mia pura fede e il mio fermo credo in Dio e nella Spagna, farà in modo che si realizzino i più ardenti desideri del mio cuore. Mio figlio maggiore (Alfonso, 1907-1938, ndr.) il Principe delle Asturie, soffre di emofilia, malattia ereditaria, e che fin ad oggi la scienza è incapace di curare. Tutti i procedimenti conosciuti sono stati provati, ma con lo stesso risultato negativo: a volte sembra che stia meglio, poi in realtà subito dimostra che le speranze erano infondate e, da vari antecedenti familiari, abbiamo la certezza che la sua fine può avvenire da un momento all’altro, per un colpo o per un’emorragia spontanea. Immagini l’importanza del caso: si tratta di chi mi deve succedere sul Trono di san Fernando! Il mio secondo figlio, Jaime (1908- 1975, ndr.), fin da piccolo è completamente sordo, e sebbene ora parli, questo è dovuto al lavoro di alcune suore che gli hanno insegnato il sistema visuale. Il mio sesto figlio, poi, Gonzalo (1914-1934, ndr.), ha la stessa malattia del primo sebbene un poco meno grave. Spero che la reverenza vostra non ritenga audace la mia supplica di impetrare dall’Altissimo la guarigione dei miei figli, ben inteso che, con o senza salute, essi saranno sempre buoni soldati di Cristo e della Spagna. Baciandole rispettosamente la mano, resto il suo riconoscente amico Alfonso XIII Re».
Quasi certamente la lettera riservata del sovrano, che poi vivrà esule con la famiglia a Roma dal 1931 sino alla morte, fu portata al convento da persona di fiducia e consegnata “sue proprie mani” a san Pio, considerando, fra l’altro, che molti aristocratici spagnoli, vennero in Italia nella primavera del 1923 per partecipare alla beatificazione di suor Teresa del Bambino Gesù.
Luciano Regolo