Don Paolo Alliata, autore di L'amore fa i miracoli
L’ appuntamento mensile con don Paolo Alliata, per ascoltarlo mentre racconta, commenta e spiega i grandi testi della letteratura – o semplicemente i best seller più amati – li illumina con parole di fede così belle e profonde che forse neanche gli scrittori stessi sapevano o pensavano di avere, è un giovedì al mese presso Santa Maria Incoronata (di cui è vicario) in corso Garibaldi, nel centro di Milano. Si chiama Passeggiate nella letteratura ed è un’esperienza, giunta all’ottavo anno, di incontri seguitissimi, nati dall’intuizione e desiderio di «condividere pagine belle di letteratura con la mia gente, in alternativa ai percorsi di libri biblici, e far emergere temi sapienziali. Cominciammo con Il visconte dimezzato di Calvino. Il risultato fu che quella sera c’erano il doppio delle persone e oggi ci ritroviamo in 350». La letteratura, quindi, ci insegna ad amare, è maestra di sentimenti, fonte di sapienza. E seguendo questo pensiero, oggi don Paolo, che è anche responsabile dell’Apostolato biblico della diocesi e rettore del Liceo Montini, ci mostra che l’amore trova sempre il modo per raggiungerci, declinandosi nelle forme più diverse. Lo incontriamo in occasione dell’uscita del suo libro L’amore fa i miracoli (Ponte alle Grazie), in un salotto che non poteva che essere circondato da librerie colme di volumi, per lo più romanzi.
Ci si potrebbe chiedere se un sacerdote sia la persona più adatta a parlare d’amore.
«L’esperienza d’amore è fondamentale anche per un sacerdote. Non possiamo vivere la fede senza amore e, a volte, senza innamoramento per una donna. Quando sei in seminario non puoi immaginare che un giorno, da prete, possa succedere. Ma l’imprevisto accade, ci scuote e ci desta. Bisogna imparare a starci dentro per scoprire una sconosciuta dimensione di sé. È un’esperienza faticosa, sofferta, molto impegnativa che diventa poi amore per la vita».
Quale libro consiglia ai giovani per capire questo sentimento?
«Mi è capitato di proporre loro Gli aquiloni. Romain Gary lo scrisse poche settimane prima di uccidersi. Sembra impossibile, perché è un romanzo debordante di vitalità e di umorismo. I protagonisti sono due ragazzi innamorati divisi per tre anni e mezzo dalla Seconda guerra mondiale quando perdono le tracce l’uno dell’altra. Racconta la dinamica di tenere viva nella propria memoria l’immagine della persona amata e saper accogliere e accettare il cambiamento nel momento in cui la si ritrova diversa».
E per una coppia adulta?
«Penso a L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera. Il protagonista, Tomas, esce da un matrimonio disastroso di cui si è liberato con enorme sollievo. È convinto di non essere fatto per i legami e preferisce avere numerose amanti poco impegnative con cui passare non più di tre notti. Ma nel suo percorso d’amore che nasce dall’incontro con Tereza scopre, un po’ alla volta, che i legami sono densi, sono impegnativi, ma che a essere insostenibile non è il peso ma la loro assenza».
Continuiamo il gioco... per una coppia di anziani?
«Beh è facile… Le nostre anime di notte di Kent Haruf. Oppure, per chi è sposato da tanti anni, perché non leggere Nudi e crudi di Alan Benn e t , c h e attraverso la sua sigla, che è l’umorismo, pone la questione di cosa fare quando ci si accorge che l’amore e il proprio matrimonio sono ormai svuotati. Svuotati dal tempo e dall’aver permesso che accadesse».
E per chi soffre la morte della persona amata?
«A chi vive la vedovanza suggerisco Diario di un dolore che C.S. Lewis scrisse dopo la morte della moglie Helen Joy e pubblicò sotto pseudonimo. Vi raccoglie e osserva il suo immenso strazio. Dà libero sfogo alla rabbia e alle grandi domande. Lui che ha sempre pregato per i defunti perché non riesce a pregare per Helen? Ha sempre pensato che il dolore non fosse mai insensato, ma ora che lo affronta perché soffre così? Cosa rimane del castello di carte su cui ha costruito la sua fede? Questo è il punto di partenza e lentamente il dolore diventa meno aspro. Si aprono spiragli non di risposte, ma di un modo di vivere in cui non vi sia solo devastazione».