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martedì 10 settembre 2024
 
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Quando la classe si mette in viaggio

12/05/2016  La gita scolastica con i compagni è sempre un’esperienza positiva per i ragazzi, ma i genitori sono spesso preoccupati per i tragitti in pullman. E l'aspetto economico può essere un problema per le famiglie.

Attesa con ansia dai ragazzi, vissuta talvolta con un po’ di preoccupazione dai genitori, la gita scolastica è un appuntamento quasi fi†sso all’interno dell’anno scolastico, in particolare nei mesi primaverili. Si va dalla semplice uscita di un giorno, dalle mete che rendono necessario il pernottamento †fino a soggiorni di una settimana. Settimane bianche, trekking, città d’arte, capitali europee: si parte carichi di aspettativa e si torna sempre più arricchiti culturalmente e umanamente. Anche se non mancano le situazioni critiche e gli episodi estremi alla ribalta della cronaca che periodicamente riaprono il dibattito sull’opportunità o meno di continuare a portare avanti questa tradizione.
«Come genitori, ovviamente, nel momento in cui si affi†da un †figlio ad altri, l’ansia che possa verifi†carsi qualche incidente c’è», racconta Anna, madre di quattro †figli. «Finché non tornano si tengono le dita incrociate, però a mio parere è giusto così, si impara a “lasciarli andare”. Mia †figlia Irene in terza media è andata in settimana bianca sulle montagne bergamasche: lei che aveva sempre detestato lo sci, è tornata dicendo che sciare è bellissimo. La scuola si è affi†data a un’associazione con cui collabora da tempo che propone pacchetti speciali per le scolaresche, a prezzi contenuti. Addirittura conserva, negli anni, indumenti da sci che presta ai ragazzi sprovvisti in modo che nessuno abbia la necessità di spendere soldi appositamente, mentre l’attrezzatura viene noleggiata sul posto».
«A dir la verità io sono una mamma un po’ sconsiderata sulle gite», confessa Federica, tre †figli. «Sono poco apprensiva, non mi interesso granché di tutti i dettagli organizzativi. Lo scorso anno mio †figlio maggiore in terza media è andato da Roma tre giorni a Expo: una gita un po’ faticosa perché alloggiavano a più di un’ora di pullman da Milano e quindi hanno viaggiato molto, e questo ha fatto preoccupare i genitori. Quest’anno in prima liceo sono andati in Sicilia per cinque giorni, in aereo; l’impressione è che la gita abbia fatto da collante in classe, aiutandoli a unirsi di più come gruppo. Abbiamo pagato 365 euro, e mi rendo conto che per una famiglia non è affatto poco. Sembrava a un certo punto che dovessero andare in settimana bianca: io in quel caso non l’avrei mandato, sia perché oltre alla spesa ci sarebbe stato da acquistare altro materiale, sia perché non credo ci sia molto di didattico in una gita così».
«Io un po’ di apprensione per il pullman ce l’ho sempre, ma non si può vivere rinchiusi e soprattutto le esperienze extrascolastiche di classe sono fondamentali e le ricordo io stessa come i più bei momenti della mia vita di alunna. È capitato in passato che ci accordassimo come genitori per coprire la quota di ragazzi che non erano in grado di pagare. Ma mi sono accorta che, soprattutto a partire dalle medie, le persone si vergognano e mascherano dietro altre giusti†ficazioni questa loro dif†ficoltà».
«In effetti in classe di mia †figlia, ultimo anno dello scientifi†co», afferma Francesca, «due ragazzi non sono andati per motivi economici. Il costo della gita a Cracovia e Auschwitz si aggirava sui 500 euro, ma in generale a costo di sacri†fici e rinunce quasi tutti fanno in modo di mandare i fi†gli. Poiché andavano in aereo ero tranquilla, mentre lo scorso anno che erano andati in pullman a Parigi un po’ di preoccupazione c’era. La mia impressione è che i ragazzi oggi siano più liberi e abituati a muoversi, vedano meno la gita come l’occasione per sfogarsi e siano in generale più tranquilli di un tempo».
La questione economica può talvolta rivelarsi alquanto spinosa come ci racconta Chiara, mamma di tre fi†gli: «Quando mio †figlio era in terza media ho boicottato la gita di classe con un’iniziativa impopolare ma a mio parere giusta. La proposta era di andare 4 giorni a Barcellona a 400 euro. C’erano alcune famiglie che non potevano permetterselo ma che avevano dif†ficoltà ad ammetterlo e io mi sono fatta loro portavoce a un’assemblea di classe. La gita è saltata e non ne è stata organizzata nessun altra. Ma i ragazzi si sono organizzati per stare in campagna tutti insieme a casa di una compagna. Giochi e piscina e gran divertimento. Anche senza il viaggio di istruzione».
Qualcosa di simile è accaduto nella classe di Antonio, ultimo anno del liceo classico. «Nessun professore voleva accompagnarci. Allora, in accordo con la preside, abbiamo organizzato noi ragazzi, tutti maggiorenni, una gita a Roma, viaggio in treno e un appartamento in affi†tto».

 
 
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