La scena è questa: papà Massimo
è appena andato a
prendere il
figlio Claudio, 7
anni, alla scuola elementare.
Con un braccio tiene stretta
la piccola Livia, 4 anni, stanca
dopo cinque giorni d’asilo,
mentre con l’altro cerca
con il guinzaglio di tenere a bada il
cane Penny. Una faticaccia, insomma,
specie dopo una giornata di lavoro. E
meno male che oggi non deve pure accompagnarli
a nuoto o a karate. Poco
più in là, la moglie Paola se la ride.
Perché la scena è stata “costruita”
da noi, ma si è svolta davvero pochi
mesi fa, quando la famiglia Atzeni è
stata protagonista di una puntata di
Chiedi a papà, il docureality in onda al
venerdì in seconda serata su Rai 3. L’idea
è questa: vedere come se la cavano i papà italiani con i figli mentre
le mamme sono per cinque giorni in
vacanza in un lussuoso albergo.
I telespettatori potranno vedere
com’è andata agli Atzeni nella puntata
del 4 marzo, mentre noi ce lo
siamo fatto raccontare a casa loro, a
Costabissara, a pochi chilometri da
Vicenza. Mentre Massimo prepara una
spremuta d’arancia per i bambini rapiti
da Peppa Pig in Tv, Paola ricorda:
«La scorsa estate sul mio cellulare
ho letto un annuncio che mi ha
incuriosito: “Se vuoi fare una vacanza
senza bambini, clicca qui”. Era la produzione
di Chiedi a papà che selezionava
le famiglie. Mi sono iscritta per
gioco e invece alla fi
ne ci hanno scelti.
Perché abbiamo accettato? Per metterci
alla prova. Da quando io e Massimo
ci siamo innamorati, alle scuole
superiori, abbiamo sempre fatto tutto
insieme. Lavoriamo anche nella stessa
banca». «A casa, però, a parte preparare
la colazione, cucinare e buttare l’immondizia,
a tutto il resto ha sempre
pensato lei», precisa il marito. «E le va
bene così, perché come tutte le mogli,
anche se dice che sono bravo, trova
sempre qualcosa per cui lamentarsi.
Così mi sono detto: proviamo!».
LA SCORTA DI RAGÙ. Così Paola, dopo aver
lasciato una scorta di ragù, aver preparato
i vestiti per i bambini e aver dato
a Massimo un’unica raccomandazione,
“Fai la lavatrice!”, è partita per un
albergo in Toscana, mentre una troupe
della Rai è arrivata a casa Atzeni per documentare
l’arte di arrangiarsi di Massimo.
Che subito confessa: «Non sono
stato troppo a preoccuparmi di trovare
il pantalone da abbinare alla felpa come
fa lei e il suo ragù è rimasto in frigorifero.
Ho preferito preparare dei menu più
“festaioli” per i bambini: pizze fritte,
cotolette e pasta alla carbonara».
Tutto questo mentre Paola si rilassava
tra passeggiate tra i boschi e trattamenti
di benessere in compagnia
di Graziana, la mamma della seconda
famiglia protagonista della puntata.
Senza però poter avere alcun tipo di
contatto con chi era rimasto a casa.
«Vivo sempre con il cellulare in mano
e sono abituata a organizzare e a controllare
tutto. Prima di partire, la mia
preoccupazione più forte era la reazione
dei bambini alla mia assenza, specialmente
quella di Livia, la mia “principessa
del sorriso”. La chiamo così
perché sorride sempre e tra noi ci sono
dei piccoli riti a cui teniamo tantissimo,
come il bacio della buonanotte. Mi
sono mancati molto. In compenso, ho
dormito benissimo, perché non avevo
accanto mio marito che russa…».
Massimo fa fi
nta di niente e rilancia
con orgoglio: «All’inizio Livia non
faceva che chiedere quando tornava
la mamma, ma poi i bambini si sono
adattati benissimo. Avrei potuto lasciarli
davanti alla Tv, invece ci siamo
scatenati in giochi che in sua presenza
non avremmo mai fatto. Un pomeriggio,
mentre giocavamo a nascondino,
mi sono nascosto dentro la vasca da bagno
e addirittura fuori da una
finestra».
Naturalmente non tutto è fi
lato
sempre liscio, anche perché casa Atzeni
ospita, oltre al cane Penny, anche
due gatti. «Una sera ho trovato tutto
il divano bagnato di pipì», rivela Massimo,
«e quando abbiamo rivisto Paola
la prima cosa che mi ha chiesto è
stata: “In che condizioni è la casa?”. Io
l’ho subito tranquillizzata, dicendole
che alla fi
ne avevo chiamato la signora
delle pulizie…».
Mentre Paola aspetta con ansia il
19 febbraio per vedere in Tv come sono
andate davvero le cose, Massimo dice
che gli piacerebbe ripetere quest’esperienza,
sia pure in forma più limitata:
«Vorrei portare i bambini in
campeggio per un weekend. Senza la
mamma, è una bella responsabilità.
Ma se sai che non c’è lei, sempre pronta
a giudicare ciò che fai, il bambino
che c’è in ognuno di noi uomini viene
subito fuori. Ed è bellissimo lasciarsi
andare. Almeno per un po’». Paola sorride,
ma non pare convintissima.