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venerdì 11 ottobre 2024
 
compiti per le vacanze
 

Quando la scuola non assegna compiti per le vacanze

07/09/2022  "Tra poco ricomincia l'anno scolastico e mio figlio ha passato tutte le sue vacanze estive a giocare alla play-station perché i suoi insegnanti non gli anno lasciato compiti da fare. Non credo sia molto educativo nei confronti dei ragazzi che hanno bisogno di alimentare il proprio bagaglio culturale"

Gentile professoressa Spotorno, durante le lunghe vacanze natalizie mi sono esaurita a vedere mio figlio quindicenne sempre attaccato al computer e alla Playstation. Alle mie richieste di studiare un po’ e di portarsi avanti con i compiti la sua laconica risposta, sempre preceduta o posticipata da un «che noia», è stata: «Non ho compiti, non me ne hanno dati e tu sei l’unica mamma che si lamenta». In effetti informandomi con le altre mamme risulta essere così. Forse sarò all’antica, ma vorrei che ai ragazzi, quando ci sono vacanze così lunghe, venisse dato un piano di studio preciso e non un generico incarico di ripassare. CECILIA

— Cara Cecilia, leggendo nella tua lettera il desiderio di vedere tuo figlio un po’ più concentrato sui libri e un po’ meno sulla Play, ho riflettuto su una notizia apparsa recentemente sui media dal contenuto uguale e contrario. In Cina, infatti, il Governo ha emesso una nuova legge, relativa all’educazione familiare, con la quale si chiede ai genitori di lasciare maggiore tempo libero ai propri figli diminuendo le ore di studio.

Tutto ciò per garantire ai ragazzi la possibilità di effettuare più esercizio fisico e svolgere più attività ricreative. Il problema che emerge, uguale a latitudini così diverse, è che la Internet-dipendenza è davvero globalizzata; ma in Cina si ritiene che essa sia dovuta alla estrema competitività del sistema scolastico che non consente ai ragazzi di avere molto tempo a disposizione per la socialità e per lo svago. Da noi, invece sembra che il problema sia una scuola troppo lassista che non dà una quantità adeguata di compiti a casa. Temo che come sempre il buon senso sia la strada maestra da seguire.

La scuola italiana forse dovrebbe interrogarsi se sia stata la scelta giusta il piegarsi alla maggioranza delle famiglie che da anni protestano per quello che ritengono un carico eccessivo di lavoro in un periodo di festa. Se giustamente pensiamo che lo Stato non debba essere il regolatore della vita di tutti, anche delle famiglie, come invece avviene in Cina, allo stesso tempo forse è arrivato il momento che le famiglie smettano di dettare la linea alla scuola.

È però importante dialogare e interrogarsi insieme sul da farsi di fronte a certi figli che spesso hanno giornate che potrebbero riempire, oltre che con qualche compito a casa, con musica, amici, sport e un po’ di attività all’aria aperta ma che invece preferiscono restare nel letargo delle loro camerette a giocare in solitudine con i videogiochi. È qualcosa che va oltre la scuola e forse la famiglia e lo Stato ma che ci deve vedere tutti impegnati nel dare una soluzione, magari dando da leggere un buon libro anche se, come mi sono sentita dire da qualche mamma, «il bambino, professoressa, mi fa tanta fatica...».

 
 
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