Quel che le scrivo le sembrerà una sciocchezza, un dettaglio da nulla. A me lasciano perplesso, e qualche volta un po’ infastidito, quei genitori che pubblicano le loro foto con i figli, specie se piccoli, sul profilo di WhatsApp o sui social. E non parlo soltanto del possibile utilizzo di queste immagini da parte di sconosciuti “orchi”. La mia perplessità nasce dal significato di questa esposizione della famiglia, che è basata su affetti privati, nei profili pubblici: da una parte mi sembra un’espressione della condivisione di bei momenti in famiglia, per una ricorrenza o una gita. Dall’altra però colgo un certo esibizionismo, che trasforma un momento privato in occasione di visibilità pubblica. Se poi l’immagine è di un solo genitore con il figlio, o uno dei figli, mi chiedo se non possa essere avvertita come l’affermazione di un legame speciale tra loro, a scapito degli altri legami in famiglia. Per parte mia, sul mio profilo Facebook continuerò a pubblicare solo immagini della natura o dei monumenti che visito. NICOLA
— Caro Nicola, pubblicare sui social è un’operazione semplicissima, che richiede poche azioni anche per noi persone di una certa età (i ragazzi ci chiamano boomers, figli del baby boom). Con tanta facilità, sfugge spesso la riflessione su che cosa si voglia comunicare pubblicamente a chi ci segue. Non solo si possono scatenare piccole (o grandi) gelosie o mandare segnali di preferenza verso un figlio anziché essere equidistanti sul piano affettivo. In queste immagini di un genitore abbracciato a un figlio bambino o preadolescente mi sembra di cogliere spesso un legame eccessivamente stretto e annodato, più pertinente a una relazione di coppia che al rapporto tra genitore e figlio. Gli abbracci e la vicinanza appartengono a un legame che va conservato nell’intimità del proprio cuore.
Se li si manifesta pubblicamente, diventano altro, e sembrano evocare più un rapporto di dipendenza reciproca e di iperprotezione. Affetti, questi ultimi, che appartengono alla primissima infanzia, ma che devono lasciare spazio a una graduale distanza man mano che i bambini crescono e diventano ragazzi. Come accade per gli alberi, che vengono piantati non troppo vicini gli uni agli altri, affinché trovino spazio per espandersi. I social vanno sempre utilizzati con cautela, per non entrare nel gioco dei like ricevuti, della visibilità a ogni costo, di una felicità artefatta. La realtà delle persone è sempre più complessa. Sui social non appaiono le tensioni, le incomprensioni, le preoccupazioni che fanno parte della vita di ognuno. Il rischio è che predomini la finzione e che anche i legami affettivi tra le persone, che appartengono al loro mondo privato e vivono di una certa riservatezza, finiscano per entrare nel circo della visibilità a ogni costo.