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giovedì 13 novembre 2025
 
 

Ucraina, se lo sport cambia un Paese

21/09/2012  Il 28 ottobre in Ucraina si terranno le elezioni parlamentari: due fuoriclasse dello sport, Klitschko e Shevchenko, pronti a scendere in campo per risollevare il Paese.

Uno tira di boxe, l’altro gioca (giocava) al pallone. Entrambi, fuoriclasse. Un campione del mondo dei massimi, un ex Pallone d’Oro dal prestigioso palmarés. Vitali Klitschko e Andriy Shevchenko: due grandi, un paese, l’Ucraina. Uno fa a cazzotti sul ring, l’altro correva e lottava in campo. E ora, una nuova vita, per entrambi. La politica, il loro nuovo amore. O, meglio, una nuova missione, per amore dell’Ucraina.

Il Paese soffre, stretto in una morsa illiberale (più che esemplare il caso Tymoshenko), che si nasconde dietro il paravento di una democrazia incompiuta. E chi ne ha a cuore le sorti vuol darsi da fare perche le cose cambino, in opposizione all’attuale Primo Ministro. Il più grande dei fratelli Klitschko è un veterano (si fa per dire) della politica al confronto di Shevchenko. L’ex milanista ha appena appeso le scarpe al chiodo (dopo il recente Europeo), pur di lanciarsi in questa nuova avventura: «Sono preoccupato per il mio paese. Ho vissuto per molti anni in Europa occidentale e ho visto come le gente vive da quelle parti.

I miei genitori e i miei amici vivono in Ucraina, un paese di cui voglio prendermi cura, facendo sì che le gente possa viverci meglio. L’Ucraina è un paese giovane, che ha bisogno di una spinta nella giusta direzione. Sono stato un ambasciatore del mio paese all’estero grazie alla mia carriera di calciatore, ora voglio dare un mano qui». L’obiettivo iniziale è entrare alla Rada, il parlamento ucraino: i sondaggi danno il suo partito (Ucraine Forward, gestito da un imprenditore non molto conosciuto, già collaboratore della Tymoshenko) intorno al 4 per cento, lo sbarramento è al 5.

Sheva si dà da fare, la sua campagna è iniziata da tempo, tra incontri e dibattiti. Auspica la liberazione della Tymoshenko, nega qualsivoglia possibile futura collaborazione col presidente Yanukovych. E guarda ai programmi: «Bisogna concentrare l’impegno sull’economia: dare impulso alla piccola impresa, azzerare la corruzione». Tra poco più di un mese (il 28 ottobre) sarà tempo di elezioni: Sheva in parlamento sarebbe un passo in avanti per l’Ucraina.

Chi non dovrebbe avere problemi è Vitali Klitschko, che in politica c’è entrato da tempo. Nel 2006, l’ingresso dalla porta principale, nelle file del blocco politico denominato PORA (Partito per le riforme e l’ordine): slogan nazionalisti, lanciati in lingua russa (Vitali, natali ucraini, ma vita trascorsa tra Germania e Usa, non parlava l’ucraino), e programma che prevedeva l’ingresso dell’Ucraina nella Nato e lotta senza quartiere alla corruzione. Scarso seguito, pochi voti. Altra storia, mesi dopo.

L’obiettivo era diventare sindaco di Kiev, in competizione con Leonid Chernovetskyi: perse la corsa alla poltrona di Primo Cittadino, ma si piazzò secondo, con ben il 26 per cento dei voti (e il suo partito entrò in forze in Consiglio). Due anni dopo, altra sconfitta, stavolta meno onorevole, malgrado una campagna elettorale in cui si avvalse della consulenza di Rudolph Giuliani, ex sindaco di New York. Un paio di anni fa, il gran salto: dalla visibilità ottenuta a livello locale al tentativo di tuffarsi sulla scena politica nazionale.

Fondando un nuovo partito, di cui è il leader: il partito si chiama UDAR (Alleanza Democratica Ucraina per le Riforme), un acronimo che tradotto significa “colpo”, a ricordare la sua straordinaria carriera di pugile. Né destra né sinistra in senso stretto, soprattutto lotta alla corruzione e giustizia sociale (il che fa pendere il partito da un lato ben preciso). Naturalmente, come per Shevchenko, il suo orizzonte è una politica nuova, agli antipodi da quella incarnata dall’attuale governo, ben più vicina a quella della Rivoluzione Arancione, di cui fu fiero sostenitore.

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