il sergente Raffaele Cecchetti
Mi chiamo Maria Gabriella Tordi, sono un’insegnante e vi scrivo da Soriano nel Cimino, un paesino della provincia di Viterbo. Durante il riordino di un locale della mia casa , ci è capitato di ritrovare questa lettera del fratello di mio suocero e di cui mio marito porta il nome.
Raffaele era nato nel settembre del 1922 e era partito volontario appena diciottenne per la seconda guerra mondiale, arruolato nel 120° regimento Artiglieria con il grado di sergente. Considerato alla fine del conflitto “disperso” , solo nel 1994 il Ministero della Difesa ha notificato a mio marito (ormai unico parente in vita) che, avendo finalmente avuto la possibilità di consultare gli Archivi Segreti di Stato a Mosca (ove è custodita la documentazione dei militari italiani prigionieri e/o deceduti nei territori dell’URSS ), il nostro congiunto era stato catturato dalle Forze Militari Russe il 17 febbraio 1943 a Pavlacrad, internato nel campo n°53 Aleksin- Reg.Tula ove è deceduto il 30 aprile del 1943.
Nulla la speranza di recuperare i resti sepolti in fossa comune. La vita del nostro giovane si concludeva quindi in modo drammatico a neppure 21 anni. La lettera è stata scritta quindi circa un anno prima della morte , ha passato i controlli di censura come testimoniano i timbri e sarà stata ricevuta dopo chissà quanto tempo dalla mamma Rosa in trepidante attesa qui in paese. Durante la sua lettura tutta la mia famiglia non ha potuto che provare una grande pena mentre la commozione si faceva largo prepotentemente. La invio perché la ritengo emblematica del rapporto spesso conflittuale tra adolescente e genitori che ha spinto questo ragazzo alla sua scelta estrema e nello stesso tempo testimonianza altrettanto sofferta e significativa di un legame profondo con la sua famiglia, indissolubile che riemerge prepotentemente nei momenti di difficoltà estrema.
Anche oggi credo che a volte i comportamenti ribelli dei ragazzi siano dovuti a conflitti generazionali, all’insorgere a un certo punto di una voglia incontenibile di esplorare oltre i confini della ristretta provincia, del ristretto contesto familiare ma, se l’Educazione è stata tale, il prendersi cura è stato reale, i giovani non dimenticano e ….ritornano! Tenerissima è l’ammissione dell’amore profondo che lega questo ragazzo (come tutti i ragazzi) alla propria mamma: è il ricordo del suo sorriso a sostenerlo nei momenti più bui…E cosa si può immaginare di più buio del freddo inverno russo entro le cui braccia gelide questo giovane ha concluso troppo presto la sua vita?
Entriamo poi in punta di piedi nella pena infinita che deve aver sconvolto il cuore di questa mamma alla lettura….dolore che purtroppo tante madri hanno provato e provano davanti alle tragedie che colpiscono il loro bene più prezioso, il proprio figlio! Come Maria ai piedi della Croce……
Maria Gabriella Tordi
Ed ecco il testo della lettera di Raffaele Cecchetti alla madre:
30 gennaio 1942 ….dalla Russia Cara mamma, Quando Agenore (mio fratello) da ……..scriveva a casa, indirizzava a te, e mai al babbo. Che se ne aveva quasi a male e aveva ragione, così sarà ora per te, vedendo le mie lettere indirizzate tutte a lui e a te nessuna. Questa lettera (invece)è soltanto per te Mamma. Quando feci le carte per andare volontario alle armi, ti dico la sincera verità, le feci : I° per allontanarmi dalla famiglia , ciò per non sentire più i tuoi brontolii e quelli del babbo , credendo che sotto le armi avrei potuto fare il comodo mio; II° perché ero stanco , stufo di stare chiuso dentro a quel paese che chiamavo maledetto; III° perché volevo girare, viaggiare, conoscere la vita, vedere città, imparare a conoscere dialetti, ecc
Ora posso dire di aver girato, viaggiato, conosciuto la vita, conosciuti e imparati quasi tutti i dialetti e vista tutta l’Italia, anzi posso dire di aver veduta tutta l’Europa, sentite molte lingue estere, attraversato nazioni: Iugoslavia, Germania col suo bel Tirolo, Austria con la sua Vienna, Ungheria con Budapest, Romania, Bessarabia e …. Ucraina, Russia. Però una cosa sola, un essere, una donna annienta tutte queste bellezze, una donna che non si può paragonare a nessun’altra cosa al mondo, non c’è cosa più bella e più grande di più amorosa di essa. Questa donna sei tu, che chiamo col solo semplice nome di Mamma. Tu che io amo di un amore immenso, quasi pazzesco.
Ora che conosco la vita, ora che conosco il mondo, me ne sono accorto cosa sei tu. Nei momenti più tristi, più pericolosi, più angosciosi e malinconici della vita, solo tu sei il conforto, la speranza, la gioia di ogni cuore. In quei brutti momenti, ti vedo sempre davanti agli occhi, con la faccia sorridente e mi dici “coraggio” e allora non ho più paura, allora sono sicuro di me stesso e divento allegro e contento Nelle lunghe ore di riposo, insieme ai miei amici mi metto vicino alla stufa e con la testa fra le mani, penso lontano alla Patria, poi al paesello che una volta chiamavo maledetto e che ora tanto bramo, ed infine alla mamma, allora gli occhi diventano lucenti e vorrebbero tirar fuori tante e tante lacrime ma ci si trattiene per vergogna degli amici. Mi vedo piccolino attaccato alle tue vesti (bei tempi!), più grandicello quando ti aiutavo a fare qualcosa, più grande ancora, incominciavo a farti arrabbiare, ancora più grande e allora ti facevo soffrire, ero un mascalzone. Un mascalzone che ancora non conosceva l’amore della mamma. Ma ora so, comprendo e chiedo perdono del male fattoti. Ora non si viene più che per rivedere e riabbracciare la propria mamma e potergli stare vicino. E’ notte, sono smontato adesso di guardia e ho scelto questo momento per scrivere a te perché i miei amici dormono e non vedono le lacrime cadere dai miei occhi però so che anche tu, nel leggere queste poche righe e messe male, ma da un figlio forse un tempo ingrado (ingrato) ma che ha imparato ad amarti e conoscere il tuo amore verso di lui, anche tu verserai qualche lacrima. Mamma ti bacio chiedendoti la santa benedizione Tuo figlio Lello Chiedo perdono anche al babbo che anche lui sebbene in questa lettera non ne parli, ha saputo darmi una vera educazione e ha saputo rimproverarmi e sculacciarmi nei momenti propizi . Baci a tutti e due ….vostro figlio…. Vi ho sempre amati ma mai come ora.