Nel 2012, poco prima di tornare in Tv, Paolo Limiti, conduttore e autore di tante canzoni scomparso ieri a 77 anni, ci aprì le porte della sua casa milanese. Un vero e proprio museo dello spettacolo. Riproponiamo quell'incontro.
Appena entrati, non si può non restare incantati dalla quantità di poster, cimeli, memorabilia, come una splendida Joan Crawford di cera, che testimoniano la sua passione per lo spettacolo. In bella vista sul pianoforte, fra una foto che lo ritrae con Sophia Loren e una accanto a una biondissima Liz Taylor, ne spicca un’altra, in bianco e nero, di una donna bellissima con un bambino paffutello. «Siamo io e mia madre Etta nel 1942», ricorda il conduttore. «Mio padre era partito per la campagna di Russia e fu uno dei pochi che riuscì a tornare, a piedi. Arrivato a Milano, andò nella nostra casa, ma la trovò vuota. Vagò per la città finché, nella vetrina di un fotografo, vide proprio questa foto, ingrandita. Così seppe che ci eravamo rifugiati in Brianza e poté raggiungerci».
Limiti parla con grande tenerezza della madre scomparsa l’anno scorso, a 98 anni. «È stata una donna bellissima. Quando ci trasferimmo a Torino, andammo ad abitare nello stesso palazzo dove alloggiavano molti giocatori della Juventus e così ho avuto modo di assistere a memorabili scene di gelosia con mio padre, che si concludevano sempre con dolcissime manifestazioni d’affetto. Devo tutto a lei, a partire dalla mia passione per il cinema, ma non solo. Ricordo una volta in cui mi portò a vedere il film Martin Eden con Glenn Ford. All’uscita dalla sala, mi disse: “Sì, il film è bello, ma il libro di Jack London da cui è tratto lo è ancora di più”».
A proposito di persone anziane, Limiti è stato spesso accusato di fare programmi nel segno della nostalgia, buoni solo per persone di una certa età. «Faccio una Tv per vecchi? Ne sono orgoglioso, anche se non è vero. Il mio Ci vediamo in Tv per anni è stato il programma pomeridiano più visto dagli studenti. Quello che conta per me è il talento, e il talento non ha età».
Elizabeth Taylor, Paul Newman, Sharon Stone sono alcune delle star hollywodiane con cui Limiti ha realizzato memorabili interviste. «Ci sono riuscito per due semplici ragioni: parlo perfettamente l’inglese e cerco di sapere il più possibile su ogni aspetto della loro vita. Per esempio, a proposito di Hitchcock, sa come ho conquistato Kim Novak, la protagonista di La donna che visse due volte? Negli anni Sessanta doveva recitare al Teatro Nuovo di Milano. Il produttore mi chiese di dargli una mano con l’inglese. Entrai nel suo camerino e subito le citai il verso di una sua poesia che aveva pubblicato su una rivista. Lei sgranò gli occhi e mi chiese: “Come fai a conoscerla?”. In breve, restammo a parlare per tutta la serata, mentre il rubacuori Walter Chiari che era venuto apposta per lei si aggirava furioso: “Cosa le hai detto, perché non vuole vedermi?”. Con Liz Taylor è andata allo stesso modo. A un certo punto le chiesi perché il marito Eddie Fisher abbandonò di colpo il set di Cleopatra. In quel momento realizzò che non ero il solito reporter che le chiedeva qual era la sua pizza preferita e si lasciò andare».
«Un’altra volta», prosegue Limiti, «mentre intervistavo Jack Lemmon in diretta sulla Rai, lui si fermò e mi disse: “C’è qui anche Walter Matthau, ti va se vado a chiamarlo così chiacchieri un po’ anche con lui?”. La verità è che gli americani, appena capiscono che sei davvero interessato a ciò che fanno, sono molto più disponibili di tanti cosiddetti “divi” nostrani».
Viene da chiedersi come ha fatto uno così a stare tanto a lungo lontano dalla Tv. «Ho trovato dirigenti che si sono subito dimostrati ostili verso di me e così sono rimasto fermo. Ma non mi sono abbattuto, ho fatto altro, e ora non provo rancore verso nessuno».
Limiti non può però fare a meno di notare quanto in questi ultimi anni la qualità della Tv sia scaduta. «Il problema più grave è la scarsa preparazione di molti dirigenti e autori. Se vuoi sostituire una come Raffaella Carrà, devi trovare una ragazza che non sia solo bella. Invece si segue solo questo criterio e così ti ritrovi con una che in prima serata dice “anche gli occhi... vuole la sua parte”. Io non ce l’ho con lei, ma con chi l’ha scelta e poi l’ha lasciata al suo posto».
Paolo Limiti è stato anche un prolifico paroliere, in particolare per Mina, da La voce del silenzio a Bugiardo e incosciente. Poi ha smesso, fino all’anno scorso, quando sempre Mina ha di nuovo inciso un brano, Questa canzone, firmato Limiti: «In realtà l’avevo scritto con il musicista Mario Nobile trent’anni fa e lei l’ha ritirato fuori. Ma con Mina non ci vediamo da almeno vent’anni. Non abbiamo mai litigato: semplicemente, il nostro rapporto si è esaurito».
Resta il fatto che dopo di lei, non ha più scritto testi. «Non lo faccio perché le parole vanno valorizzate con l’interpretazione, mentre le cantanti che oggi vanno per la maggiore, pur avendo una bella voce, si limitano a urlare dall’inizio alla fine. Un’eccezione? Elisa è bravissima, ma lei è una cantautrice. Tra le interpreti pure, mi piace molto Arisa. Però quando riascolto Bugiardo e incosciente di Mina e penso che la incise alla prima prova...».