Natale è una favola bella,
l’antico racconto che tocca ogni cuore
col bue e l’asinello e nel gelo
la giovane mamma e il bambino “laggiù”
e poi la stella cometa, quel filo di seta sottile nel cielo
un tanto dolcissimo un velo di fiocchi leggeri che cadono giù
Natale è di più è il titolo della canzone incriminata. Settimana scorsa, infatti, i bimbi della Scuola Elementare dell’Istituto Comprensivo “Ildovaldo Rodolfi” di Tuscania in provincia di Viterbo sono stati preparati dalla maestra a cantare una canzoncina che nel testo, come si legge nello stralcio, sostituisse Gesù con “laggiù”. Come si poteva immaginare è scoppiata subito la polemica. A partire dai genitori, al sindaco Fabio Bartolacci che ha espresso il suo dissenso: «La scuola sia custode delle nostre tradizioni».
Il Vicario Generale della Diocesi di Viterbo don Luigi Fabbri, dal canto suo, ha commentato con parole pacate ed equilibrate l’accaduto: «Come comunità ecclesiale condividiamo lo stupore e la meraviglia delle famiglie, delle Istituzioni Civili e di quanti faticano a capire la logica di una scelta didattica che contraddice il ruolo stesso della Scuola, chiamata ad offrire un’educazione aperta ed inclusiva e non esclusiva soprattutto di ciò che costituisce la nostra identità e le nostre radici più profonde. Ricordiamo che l’integrazione è un dovere, ma, come ha affermato recentemente papa Francesco, “nella misura in cui non sia una minaccia contro la propria identità“. Scelte di questo genere riteniamo siano offensive proprio di coloro che si vorrebbe rispettare, in quanto considerati, in pratica, incapaci e non all’altezza di discernere e accogliere con serenità la ricchezza della nostra storia, della nostra cultura, delle nostre tradizioni. Ci chiediamo, infine, se, in base a certi criteri, a scuola si potranno più insegnare la Divina Commedia e i Promessi Sposi. Se i testi di storia dell’arte dovranno essere censurati. Se bisognerà riscrivere la storia. Se certi capolavori della musica si potranno più ascoltare. Se dovrà essere rivisto il calendario, dal momento che contiamo gli anni dalla nascita di Cristo… Ci auguriamo che il testo venga cantato nella versione originale, senza censure e, soprattutto, senza paure. È questione di rispetto della nostra identità, e, prima ancora, è buon senso. E mandiamo un saluto affettuoso a tutti i bambini della scuola di Tuscania, chiedendo loro scusa se noi adulti stiamo rovinando loro la festa più bella e più attesa che è il Natale».