Prima di arrivare nella redazione di Famiglia Cristiana nel 2016 ho lavorato per oltre vent’anni al Giornalino. Un modo diverso di raccontare le notizie, e soprattutto la possibilità di conoscere quelli che sono stati i più grandi fumettisti e illustratori italiani. Tra questi, una delle presenze più costanti e amabili della redazione era Severino Baraldi. Poiché viveva a Milano, consegnava i lavori che gli venivano commissionati sempre di persona. Piccolino di statura, il viso rugoso e sempre sorridente (d’istinto mi veniva da accostarlo a un elfo o uno hobbit), una vocetta sottile, e una straordinaria umiltà, arrivava ben vestito, in inverno giacca e cappotto, in estate camicia leggera a maniche corte, con un enorme cartelletta sottile in cui custodiva le sue tavole, che tirava fuori come fossero tesori. Non faceva fumetti, solo illustrazioni: e mentre molti colleghi si adeguavano alle nuove tecnologie, lui lavorava sempre alla vecchia maniera, con colori e pennelli su cartoncino.
A lui il compito soprattutto di illustrare il mitico Conoscere insieme, le otto schede su tutto lo scibile umano che uscivano allegate al Giornalino ogni settimana e poi i lettori potevano raccogliere ritrovando ogni anno due volumi di un’enciclopedia che raccontava la storia facendo magari parlare in prima persona i grandi personaggi, o parlava di natura mostrando le mirabolanti imprese degli animali che erano poi state imitate dall’uomo… Quando non c’era Wikipedia, quante ricerche scolastiche sono state fatte da generazioni di bambini e ragazzi con il Conoscere insieme! E Severino Baraldi, con la sua capacità di interpretare ma anche di immaginare la realtà, aveva un ruolo fondamentale in questi excursus nel sapere del mondo, ma anche nei miti e nelle leggende, nelle storie della Bibbia. Lui arrivava dove non esistevano fotografie (erano i tempi dei rullini, e selfie selvaggi e droni erano ben lontani), dove per aiutare i giovani lettori ad appassionarsi a quanto veniva scritto bisognava intuire, ricostruire, anche sognare come in una mirabolante macchina del tempo e dello spazio. Quanti bambini hanno sognato e imparato con le sue illustrazioni ricche di dettagli, ben documentate, con personaggi celebri di cui rendere le emozioni del viso, le pose del corpo. Severino Baraldi estraeva i suoi disegni dalla cartelletta quasi cercasse anche dopo 60 anni di lavoro, l’approvazione dei direttori, senza l’autocompiacimento di chi si sente un grande artista, ma con la genuina soddisfazione di un artigiano che mostra le sue creature. E non mancava mai di passare a trovare ogni componente della redazione per scambiare due parole, interessarsi delle nostre famiglie, condividere qualche aneddoto sui suoi nipoti. E anche quando poi il Giornalino è cambiato, e non c’era più posto per i suoi disegni, passava comunque dalla redazione ogni volta che veniva in via Giotto per portare i Fatti del giorno a Famiglia Cristiana. Così Severino Baraldi ha continuato ad apparire settimana dopo settimana dal mio arrivo alla Periodici San Paolo nel 1994 fino a pochi mesi fa, quando ha dovuto rinunciare ai pennelli fedeli compagni della sua lunga vita.