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Famiglia
 

Quando un figlio rifiuta il papà separato

16/01/2018  Dopo la separazione dei genitori, un quattordicenne rifiuta di vedere il padre. I consigli del nostro esperto.

Da quando ci siamo separati, nostro figlio non mi ha più voluto incontrare. Nella separazione consensuale si era deciso che trascorresse con me un weekend a settimane alterne e un pomeriggio alla settimana, mentre la maggior parte del tempo lo passa con la mamma. Ma Marco non vuole vedermi. Per me è un enorme dispiacere, e penso che la mia ex gli abbia parlato male di me. Lei dice di no, ma io non ci giurerei. Ha quasi 14 anni e il rapporto con il papà a questa età è importante.

LORENZO

— Caro Lorenzo, una complicazione delle separazioni riguarda il tempo che i ragazzi devono trascorrere con il genitore non convivente. La relazione tra padre (o più raramente madre) e figlio diventa, perché a due, più impegnativa. Soprattutto quando il figlio è unico, mancano le mediazioni offerte dalla presenza dell’altro genitore o dei fratelli. La partita si gioca direttamente tra genitore e figlio. Che cosa spinge un ragazzo a rinunciare in modo così netto agli incontri con un genitore? È difficile dirlo. Nella mia esperienza, non mi sembra che si possa parlare di manipolazione intenzionale, un “lavaggio del cervello” da parte del genitore con cui il ragazzo vive per convincerlo a rifiutare l’altro genitore. Spesso, si tratta di una relazione già precedentemente debole, non abbastanza profonda nella vicinanza affettiva, che si è deteriorata nel tempo. Oppure è il segnale che il figlio attribuisce a un genitore tutte le responsabilità della separazione, cioè della fine della vita familiare. E per questo reputa di dover punire il genitore non incontrandolo più. O ancora, può darsi che il figlio si immedesimi nel genitore con cui vive e che ritiene abbia dovuto subìre la separazione. Come se, in un caso come quello di Lorenzo, il ragazzo si identificasse nel dolore della madre lasciata dal marito. In questi casi, appare evidente un legame particolarmente intenso, qualche volta simbiotico, con il genitore di cui il figlio sembra prendere le difese: è come se non ci fosse distinzione tra il dolore del coniuge abbandonato e quello del figlio, che si carica della sofferenza dell’adulto come se fosse la propria. Si tratta di situazioni complesse, che richiedono due cose, anch’esse difficili. La prima è la ricerca da parte dei due genitori insieme di soluzioni condivise: cosa ardua, perché i due ex coniugi spesso non vogliono parlarsi né riescono ad ascoltarsi. Occorre una solida mediazione da parte di un professionista. La seconda cosa da fare riguarda il genitore rifiutato dal figlio: deve rimettersi seriamente in discussione per capire come ricostruire, con delicatezza e tempi lunghi, una relazione profondamente rinnovata con il figlio.

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