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venerdì 18 aprile 2025
 
Colloqui col Padre
 

«Io, donna sposata, mi sono innamorata di un prete. Ho distrutto tutto»

05/10/2020  «Le sue attenzioni mi hanno "ingannato", le mie attenzioni hanno forse “ingannato” lui: mi sono trovata catapultata in una realtà pazzesca, sbagliata in origine, ma intensa da vivere. Ma una donna può essere compagna di un prete solo se lui sceglie di rinunciare a quello che è per lei. Tutto il resto è solo un inganno» Una vicenda che ha portato solo dolore, la lettera e la risposta di don Antonio Rizzolo

Vivere intensamente il reale, questa mi è sempre sembrata la strada giusta. Ora mi trovo, da peccatrice, a fare i conti con quasi tre anni della mia vita buttati via. Ho distrutto tutto: una famiglia, le amicizie più intime, il lavoro. Voglio però ancora credere che in tutto questo il Signore abbia un progetto più grande per me. Sposata da parecchi anni con figli, un lavoro appagante, l’impegno caritativo... e il Signore sempre presente nella mia vita. Poi quei mesi di circa tre anni fa, quando non ho avuto la consapevolezza e la capacità di capire che stavo per perdere tutto; il rapporto con il prete della mia parrocchia stava diventando sempre più intimo: coetanei, con lo stesso sguardo di bene verso le cose e le persone e la condivisione di tantissime esperienze in ambito parrocchiale e caritativo.

Le sue attenzioni mi hanno “ingannato”, le mie attenzioni hanno forse “ingannato” lui: mi sono trovata catapultata in una realtà pazzesca, sbagliata in origine, ma intensa da vivere. Non avrei mai messo in discussione la sua vocazione sacerdotale, non avrei mai voluto creare scandalo per la Chiesa, a me così cara, e mai avrei voluto distruggere la mia famiglia; abbiamo pianto spesso insieme, perché quello che stavamo vivendo sapevamo entrambi che non era giusto, ma nello stesso tempo ci affascinava e ci travolgeva in una vera relazione, sempre tenuta ben nascosta.

Sono stati tre anni durissimi: mesi intensissimi, quasi di convivenza, che si alternavano a mesi in cui provavamo ad allontanarci, per poi tornare più uniti di prima. A un certo punto sono andata dal vicario di zona, ho raccontato tutto, con il cuore in mano e l’anima lacerata, e ho chiesto di spostarlo in un’altra parrocchia. «La Chiesa oggi ti ringrazia», mi aveva detto il vicario. Ma nonostante il veloce trasferimento non siamo stati capaci di interrompere la nostra relazione. Non molto tempo fa, in un momento di mia profonda crisi, gli ho chiesto di avere la certezza che stava con me per scelta e non per il godimento di un momento.

Intanto il mio matrimonio era scivolato via e il relazionarmi al mio mondo era sempre più compromesso da questa relazione sbagliata. Sono certa che la mia domanda l’ha spaventato. E ho capito che se avessi avuto il coraggio di chiederglielo prima, probabilmente i pezzi rotti della mia vita da raccogliere sarebbero stati di meno. Convinta di non voler mettere in discussione il suo essere sacerdote, gli ho sempre permesso di stare con me quando voleva, sono sempre corsa da lui quando aveva bisogno, probabilmente perdendo anche un po’ di dignità, ma in nome di un legame che mi pareva così vero e che non volevo perdere. Quello che è accaduto di grande, seppur molto doloroso per me, è stata la sua risposta: «Vorrei essere fedele alla mia vocazione. Sono incoerente, ma sincero. In lotta, ma sincero. La lotta è nel voler essere un sacerdote che ha tradito e un uomo che ha amato, ma che continua a preferire Colui che ci ha preferito da sempre». Così ho avuto finalmente il coraggio di dire basta a quella relazione.

Di fronte a Dio e al suo amore diventiamo disarmati: la risposta che mi ha dato è quella più comoda, gli toglie ogni responsabilità, anche se c’è dentro quello che di più bello potevo desiderare per il suo essere sacerdote. Nonostante quel dolore, quel senso di umiliazione dal punto di vista sentimentale, affettivo e fisico che da donna sperimento, voglio alzare lo sguardo per provare a cercare un bene diverso. Ecco allora che mi rivolgo prima di tutto ai sacerdoti: accontentatevi della vostra vocazione, la vostra vita è bellissima, nell’amore dato e ricevuto da Dio; state lontani da donne o ragazze che possano riconoscere in voi un compagno, sarete causa solo di sofferenza per loro, mettendo a rischio anche la Chiesa.

Evitate gesti, parole, comportamenti o situazioni che possano essere fraintesi: la vostra vita l’avete già donata a Dio, e questo non può sopravvivere insieme a una relazione sentimentale. La Chiesa ha bisogno più che mai della vostra fermezza, anche se siete uomini fragili come tutti, ma è solo in una Chiesa sicura e solida che possiamo continuare a riconoscere e coltivare l’amore di Dio, e voi siete responsabili di questo. Abbiamo bisogno di sacerdoti che siano confessori, non che facciano gli amici intimi o gli psicologi; che sappiano anche accettare momenti di solitudine o di fatica, ma con la certezza della presenza di Dio come scelta di vita; sacerdoti che sappiano mettere la vita delle altre persone prima della loro.

Se in un incontro, in una persona, riconoscete che la vostra vocazione è la famiglia e la relazione di coppia, è molto più onesto e saggio cambiare vita e donarvi alla vostra compagna in modo vero e fedele. I sacerdoti, fidanzati di nascosto o amanti, non sono un bene, generano con certezza sofferenze e mettono a rischio la Chiesa; l’ho sperimentato e lo affermo con sicurezza.

Poi mi rivolgo a tutte le donne e ragazze che si rendono conto di essere coinvolte sentimentalmente con un sacerdote: non donatevi a loro, rispettate la loro vocazione e rispettate soprattutto voi stesse. Ne uscireste con sofferenza e umiliazione, con il rischio di mettere in crisi anche la vostra fede e magari di sentirvi arrabbiate con il Signore e abbandonate. Non fatevi ingannare, come ho fatto io, da quello che può sembrare così affascinante in apparenza; i sacerdoti hanno fatto una scelta di vita, difficilmente rinunceranno per voi, rimarranno fedeli al Signore, ed è un bene che sia così; voi avete la possibilità di scegliere di non soffrire, di tenere sempre la giusta distanza per non farvi coinvolgere, anche solo da un gesto che può essere frainteso.

Potete scegliere di non privarvi della libertà di guardare un sacerdote per quello che può essere nella vostra vita: riferimento per la vostra fede, confessore, guida della vostra comunità, non un compagno o un amante. Vivere intensamente la realtà: ora ho capito ancor più cosa significa. Solo riconoscendola e accettandola possiamo affidarci con fiducia al Signore, nella verità. E la verità è che una donna può essere compagna di un prete solo se lui sceglie di rinunciare a quello che è per lei. Tutto il resto è solo un inganno.

LETTERA FIRMATA

Non voglio aggiungere considerazioni personali o teologiche a questa tua sofferta testimonianza. Spero solo che sia utile ad altri, come tu stessa desideri. Ho solo il dubbio che il rapporto matrimoniale con tuo marito, a cui fai vaghi accenni, non fosse proprio perfetto. C’è una scelta vocazionale da rispettare non solo nei confronti di chi è stato ordinato prete, o si è consacrato a Dio in un istituto religioso, ma anche nei confronti di chi si è unito mediante il sacramento del matrimonio. Ogni vocazione va coltivata, lasciandosi aiutare quando insorgono difficoltà. Né va trascurata l’importanza della formazione, sia nei seminari, sia per chi si prepara al matrimonio. Oggi le tentazioni sono tante, il mondo ci trasmette l’idea del “tutto e subito” o del prevalere del “sentire personale”, del piacere momentaneo rispetto alla coerenza e alla fedeltà. Ma l’amore, il servizio, non sono un semplice sentimento, richiedono impegno, coraggio. Il confronto con persone sagge. E l’affidarsi al Signore mediante la preghiera sincera, i sacramenti, l’ascolto della Parola di Dio.

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