Pur mantenendo l’antica tradizione dall’astinenza dalle carni il venerdì e il digiuno il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì santo, «chi si trovasse in serie difficoltà per l’adempimento della legge, è tenuto in questi giorni a sostituire l’astinenza e il digiuno con altra opera di penitenza... Può essere opera penitenziale l’astenersi da cibi particolarmente desiderati o costosi, un atto di carità spirituale o corporale, la lettura di un brano della Sacra Scrittura, un esercizio di pietà preferibilmente a carattere familiare, un maggior impegno nel portare il peso delle difficoltà della vita, la rinuncia ad uno spettacolo o divertimento, e altri atti di mortificazione» (CEI, Norme per l’applicazione della costituzione apostolica “Paenitemini”, 24).
Questa interpretazione della legge manifesta chiaramente come il culto cristiano non consista nell’osservanza materiale di una legge, ma nella verità dei gesti e delle parole. Paradossalmente, infatti, si può osservare materialmente la legge dell’astinenza consumando un lauto e costoso pranzo a base di pesce.