Desidero sottoporle il caso di mia figlia che, nonostante abbia superato i venticinque anni, vive ancora una fase adolescenziale. È figlia unica e l’abbiamo avuta relativamente tardi. Sin da piccola, ha mostrato un carattere riservato e silenzioso, ed ha avuto sempre difficoltà nelle relazioni con le coetanee. Negli studi è sempre stata profittevole e ha perfezionato la conoscenza dell’inglese anche con soggiorni all’estero.
All’università, dopo tre anni ha cambiato corso, e quest’anno, forse, potrebbe giungere al sospirato epilogo. Io la vedo molto impreparata ad affrontare il mondo del lavoro. La madre non le ha lesinato premure e protezioni evitando pure di farle fare (anche adesso) qualsiasi lavoro domestico: la considera una minore da proteggere anziché un’adulta destinata a vita autonoma.
Ora la ragazza vorrebbe conseguire un dottorato all’estero: a me sembra un espediente per procrastinare la ricerca di un’attività lavorativa. Non so cosa fare. So bene però che, qualora noi genitori venissimo in qualche modo a mancare, lei non sarebbe autosufficiente.
Giovanni
Risposta di Fabrizio Fantoni
— Caro Giovanni, date le tue preoccupazioni, l’idea del dottorato all’estero non sarebbe da scartare, anzi offrirebbe alla vostra ragazza buone opportunità di crescita. Se vostra figlia ha una particolare attitudine per lo studio e la ricerca, questa esperienza potrebbe rivelarsi utile. Già accedere a un dottorato dall’estero (dove si chiama di solito PhD) non è facile e richiede elevati requisiti.
Sarà questo il primo banco di prova che le darà un riscontro delle proprie capacità. Inoltre, la permanenza in un’università estera per alcuni anni sarebbe un’esperienza maturante: vostra figlia, lontano da casa e dalle cure materne, potrebbe acquisire autonomia e spirito di iniziativa per badare a sé stessa. Sarebbe poi opportuno che il dottorato fosse supportato da una borsa di studio o da un compenso (dipende dai Paesi e dalle università) e non a carico vostro.
Anche qui, la ragazza imparerebbe ad amministrare il compenso mensile per pagarsi affitto, vitto e tutto il resto. Infine, la vita in un ambiente di ricerca lontano da casa potrebbe aiutarla ad aprirsi maggiormente, nell’interazione necessaria con i colleghi universitari, e magari con qualche ragazzo italiano all’estero. In altre parole, il dottorato potrebbe essere quella esperienza lavorativa che tu dici manca completamente alla ragazza, ma che lei stessa ora sta chiedendo.
Il disaccordo tra voi genitori appare evidente nella lettera; il sostegno a questa esperienza di allontanamento e autonomia potrebbe trovarvi uniti e vi darà un utile stimolo per riflettere sul distacco dalla vostra unica figlia, ora adulta, e sulle ricadute che questo avrà sulla vostra coppia.