Una cambiamento per una scuola moderna 12/11/2013 Con la benedizione del Ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza si ri-comincia finalmente a parlare di ridurre i cinque anni di liceo a quattro allineandosi alla maggioranza dei Paesi europei. 0 0 0 Invia ad un amico Riduci carattere Ingrandisci carattere Stampa la pagina Orsola Vetri Con la benedizione del Ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza si ri-comincia finalmente a parlare di ridurre i cinque anni di liceo a quattro allineandosi alla maggioranza dei Paesi europei e agli Stati Uniti. L'idea che traspare dalle parole stesse del Ministro riguardano la possibilità di cominciare a fare dei cambiamenti sostanziali in un'istituzione granitica e immobile come quella della scuola italiana. Intervistata dal Messaggero il Ministro ha spiegati: «In Italia si creano dei tabù per non cambiare niente. Io sono empirica e dico: sperimentiamo e poi decideremo». Per ora tre scuole paritarie parteciperanno alla sperimentazione: a Milano il Collegio San Carlo, l'Istituto Olga Fiorini di Busto Arsizio e a Brescia il Liceo internazionale per l'Impresa Guido Carli. Partecipando all'inaugurazione di quest'ultimo il Ministro ha spiegato che «Si tratta di un’esperienza che, a valle del monitoraggio che consenta di valutarne progressivamente i risultati, dovrebbe diventare un modello da replicare in tutta Italia anche per la scuola pubblica». Numerosissime, di conseguenza, le polemiche per questa scelta moderna e coraggiosa che ci avvicina a quei Paesi stranieri dove il sistema scolastico sotto certi aspetti appare più agile, sembra andare incontro alle esigenze dei ragazzi, della società e del mondo del lavoro prima che ai bisogni dei suoi dipendenti che, in Italia, hanno prontamente espresso la loro contrarietà. I sindacati ricordano infatti che tale riorganizzazione porterebbe alla perdita di quasi 40mila cattedre. Il ministero risparmierebbe oltre un miliardo e 300 milioni di euro all'anno, ma per diverso tempo diminuirebbero le possibilità di essere immessi in ruolo migliaia di precari in attesa da decenni del posto fisso.