nei campi di sterminio nazisri a morire n on furono solo gli Ebrei. Il documentario La Croce e la Svastica (stasera su Rai 3) è un’inchiesta sulla persecuzione e la deportazione nel campo di Dachau di oltre 2.800 cristiani da 14 nazioni europee da parte del regime nazista e sulle ragioni che ne sono alla base. Diretto da Giorgio Treves, vede la partecipazione artistica di Margherita Buy, Massimo De Rossi e Stefano Dionisi,
Il documentario, girato tra Italia, Francia, Germania, Polonia e Città del Vaticano, si sviluppa come un viaggio del regista Giorgio Treves, che, attraverso le testimonianze di alcuni sopravvissuti e le ricostruzioni degli storici, cerca di comprendere e fare chiarezza anche sui rapporti tra la chiesa cattolica, quella protestante e il nazional socialismo. La ricerca personale nasce da un bisogno di giustizia, rispetto e misericordia verso tutte le vittime del nazismo, di qualunque fede, etnia e nazionalità, e al contempo dal bisogno di sapere, di sollevare il velo su questa zona oscura della storia. Perché Hitler deportò nei campi anche cattolici, protestanti, ortodossi e testimoni di Geova oltre a 6 milioni di ebrei? Giorgio Treves comincia la sua ricerca partendo dagli archivi segreti del Vaticano, rinominati Archivi Apostolici, dove su richiesta di Papa Francesco nel 2020 sono stati tolti i sigilli sul pontificato di Pio XII, con lo scopo di chiarire la posizione della chiesa durante la II guerra mondiale.
Il documentario entra poi nel vivo dell’ascesa del nazismo, che con il Paragrafo Ariano porterà a compimento lo sterminio ebraico, e si conclude interrogandosi sull’atteggiamento messo in atto dal Vaticano. Cosa avrebbe potuto fare la chiesa? Cosa, forse, mancò di fare?
«Il destino dei cristiani durante la guerra mi è sembrato un buco in questa narrazione storica, in modo particolarmente evidente nel paese in cui vivo, l'Italia, dove nessuno ne ha mai sentito parlare» dichiara Giorgio Treves. «La mia ambizione è proporre un film che sia illuminante attraverso le sue testimonianze e i suoi archivi, ma anche cogliere un argomento sensibile, quasi tabù. Una storia che contiene parti che sono state deliberatamente tenute all'oscuro per molto tempo».
Le ricostruzioni da parte di storici italiani, francesi e tedeschi si alternano a momenti emotivi: le storie personali, i ricordi, gli aneddoti di coloro che vissero in prima persona questa tragedia - come la testimonianza di Simone Liebster e Emma Bauer sul tragico destino degli Ortodossi e dei Testimoni di Geova - sono intervallati da materiale inedito dagli archivi, tra cui Bundenarchive, Les Ateliers Des Archives, Critica Past e Istituto Luce. Il percorso termina nel lungo viale alberato di Dachau, con un finale che, presentando le recenti manifestazioni neonaziste, è un monito volto a scongiurare la reiterazione di simili atrocità.