Farà un effetto particolare vedere, o più probabilmente rivedere "Il compagno don Camillo", l’ultimo film della saga girato dalla coppia Fernandel-Gino Cervi, che Rete 4 manda per l’ennesima volta stasera in prima serata (con la garanzia, come le altre volte, di ottenere ottimi ascolti).
Sì, perché le schermaglie tra il curato e il sindaco di Brescello nati dalla fantasia di Giovanni Guareschi assumono un sapore diverso ora che purtroppo in Europa è tornata la guerra e a portarcela è stata proprio quella Russia così ammirata (ma il film insinua molti dubbi proprio su questo…) dal buon Peppone. Ecco allora una serie di dialoghi tratti da quella pellicola del 1965 girata dal grande Luigi Comencini che colpiscono, oltre che per la loro intrinseca bellezza, per i rimandi alla situazione attuale.
1)I DUE (FALSI) RIFUGIATI
All’inizio del film Brescello si unisce in gemellaggio con un paesino russo e per suggellare l’unione il sindaco Peppone organizza un viaggio in Unione Sovietica. Ma a scompaginare i suoi piani provvedono due giovani che affermano di essere fuggiti proprio dalla Russia, raccontando agli allibiti paesani le torture e privazioni subite. Al che, Peppone dapprima reagisce infuriato: «Ma vergognatevi, la Russia non è un inferno, ma dico, la Russia è la vostra grande patria, ma come, dovete sentirvi orgogliosi di appartenere a questo faro di civiltà che illumina, che guida». Ma poi aggiunge una considerazione che fa ben capire quali fossero i suoi reali sentimenti: «Soprattutto non vi azzardate a raccontarmi un'altra delle vostre stramaledette calunnie sulla vostra Russia, io voglio continuare a credere alla mia!». I due poi si riveleranno due italianissimi truffatori, ma le parole di Peppone rivelano quell’ambivalenza, quel misto di ammirazione e di paura, che molti comunisti di allora provavano nei confonti della Russia.
2) LE FAKE NEWS SECONDO DON CAMILLO
A Peppone che non sa come giustificare la sua presenza in Russia, don Camillo replica con un fulminante: «Se hanno creduto a Carlo Marx, qualunque balla gli racconti andrà bene!».
3) I CADUTI NELLA CAMPAGNA DI RUSSIA
Il Brusco ha promesso all'anziana madre di accendere un cero sulla tomba del fratello caduto nella campagna di Russia: don Camillo lo aiuta nella ricerca, finché scoprono che al posto del cimitero c’è un campo di grano. Al che il Brusco sbotta: «Ma perché hanno fatto questo? Hanno diciotto milioni di chilometri quadrati di terra, e proprio di questo pezzettino qui avevano bisogno per seminarci il grano?» Don Camillo: «Compagno, chi ha avuto venti milioni di caduti in guerra non può preoccuparsi dei cinquanta o centomila morti che il nemico gli ha lasciato in casa». Brusco: «Ma questo non posso mica andarglielo a raccontare a mia madre!» Don Camillo: «E non dirglielo... lascia che pensi alla croce di legno della fotografia. Dille che hai acceso il lumino sulla tomba di tuo fratello. E seminando il grano di questa spiga, sarà un po' come tenessi in vita lui».
4) COMUNISTA SI’, MA MEGLIO SE IN ITALIA
Don Camillo e Peppone commentano la scelta di Scamoggia di restare in Russia per amore della bella Nadia: Don Camillo: «Ma restare qui, chissà per quanto, sperduto in questo paese di selvaggi». Peppone: «Al solito, parole indegne, parole sporche di un reazionario che negherebbe anche la luce del sole». Don Camillo: «Ma sono parole tue, le hai pronunciate solennemente in punto di morte: tenetemi la manina reverendo, giuratemi che mi farete partire». Peppone: «Ooh, ero ubriaco, non potete dar credito ai vaneggiamenti di un ubriaco che non hanno nulla a che vedere con i miei veri sentimenti, ah». Ma quando arriva un’ambulanza e lo carica su, il sindaco implora terrorizzato l’amico prete: «Se dovessi tardare avvertite la Croce Rossa, anzi l'ONU e il Vaticano voi che potete, eh, ricordatevi don Camilloooo!».