Non voglio entrare nei dettagli, ma ho bisogno di aiuto: mio marito, gran cattolico (legge perfino in chiesa!), “mi prende” (parole sue) quando gli pare, non si cura di chiedermi se a me va bene, se è il momento giusto. Dice che sono sua moglie e allora deve andarmi bene per forza. Una volta, mentre cercavo di tirarmi indietro, lui mi ha urlato: “Cosa ti ho sposato a fare, allora?”. Ma cosa devo fare? Continuare a subire?
Fernanda
— Ho riletto più volte, cara Fernanda, la tua lettera, per capire se nel rapporto con tuo marito possano esserci tracce di violenza: ma tu mi dici che avete quattro figli “cercati”, che lui è generoso, aiuta in casa, non ti lascia mai sola… Tu racconti “semplicemente” che lui vuol fare sesso quando pare a lui, senza chiederti se sei d’accordo. Però, ti prego: se senti traccia di violenza rivolgiti a una delle associazioni “aiuto donna” e cerca di mettere in chiaro con tuo marito che ti affidi a una rete di aiuto. Ma, ripetiamo, tu mi dai elementi per pensare che non sia questo il caso. E allora? Sono andata a rivedere il libro di Tobia dell’Antico Testamento, un libro acutissimo in un contesto maschilista, in cui si racconta come la moglie si comprava dal padre e così la donna passava dalla potestà del padre a quella del marito.
Il libro è di una novità sconvolgente. Ti invito a leggerlo, insieme al “gran cattolico” che è tuo marito: l’esegeta Giulio Michelini, mio marito e io abbiamo commentato questa storia — dove Tobia e Sara diventano una coppia — con il titolo La lotta tra il demone e l’angelo (ed. San Paolo). Il testo biblico presenta una sfortunatissima Sara cui sono morti sette mariti, proprio la notte delle nozze. E lei si sente colpevole: perfino la sua serva la umilia osservando: “Sei tu che uccidi i tuoi mariti!”. Ma cosa succedeva, in verità? Il nostro testo è attualissimo e in una narrazione apparentemente “neutra” mette in discussione il diritto del marito di “prendere” la moglie a suo piacimento: il passo racconta di come ciascun aspirante marito che faceva il contratto con il padre di Sara e poi entrava nella sua tenda con il diritto di “prenderla” moriva prima ancora di aver consumato. E quando poi arriva l’ottavo aspirante marito, Tobia, accompagnato dal suo angelo Raffaele, egli chiede a Sara il consenso, anzi la invita a pregare insieme il Signore. Chiede la benedizione di Dio, quindi di Sara. E lui diventa finalmente marito, e Sara sua moglie nella piena libertà. Questo gioiello biblico insegna il consenso perché la coppia si costituisca e viva. Abbiamo molto da imparare!