Sono una nonna e scrivo perché quest’estate ho osservato al mare una coppia di giovani genitori alle prese con un bambino di cinque/sei anni. Il loro metodo educativo prevedeva che dessero spiegazioni per ogni cosa, in maniera quasi ossessiva. Inoltre al bambino veniva sempre chiesto che cosa preferisse fare, facendolo diventare protagonista di scelte anche in relazione a situazioni che un bambino così piccolo non era in grado di comprendere e prevedere in modo pieno.
A me è sembrato che i genitori fossero quelli che dovevano obbedire alle richieste di un piccolino di cinque anni. Parlando con questi genitori ho compreso che per loro “rispettare” il bambino significa spiegare il perché delle decisioni che si prendono. Però io penso che ci sono delle decisioni che devono essere prese dagli adulti, perché solo loro sanno cosa fa bene ad un bambino.
Penso che l’obbedienza non sia libertà, ma, quando si è piccoli, rappresenti la strada per poterla conquistare. Sono troppo antica? Che cosa pensa di quello che le ho scritto?
FEDERICA
Risposta di Alberto Pellai
– Cara nonna Federica, rispettare i bambini è molto importante. Ma il rispetto che si deve a un bambino di 5 anni ha caratteristiche diverse da quello che si deve portare a un preadolescente oppure a un diciassettenne.
Quello che tu racconti non sembra essere un approccio rispettoso del bambino, bensì una modalità adultizzante. Il bambino viene trattato, cioè, come un adulto che deve compiere scelte e comprendere appieno le ragioni dei suoi comportamenti. Solo che se parliamo di un bambino di 5 anni, mi sembra che questo obiettivo sia sovrastimato. Qualsiasi bambino di quell’età alla domanda “che cosa vuoi mangiare oggi?” risponderebbe: “Pizza o hamburger, cotoletta e patatine”.
Probabilmente nessuno bimbo di 5 anni sceglierebbe carote e zucchine. Per questo gli adulti si prendono la responsabilità di proporre a chi cresce un’alimentazione sana e variegata anche se essa non coincide con le scelte e i desideri di un minore. Ci sono cose che piacciono ai bambini e che non necessariamente fanno loro bene. E ci sono cose che a loro non piacciono molto e che fanno molto bene alla loro crescita.
Un bambino non conosce la differenza tra questi due aspetti; l’adulto invece la conosce benissimo e basa il proprio progetto educativo anche su questa conoscenza, ben sapendo che non tutte le frustrazioni devono essere evitate e che non tutte le cose devono essere spiegate all’infinito.
Ci sono cose che – come dici tu, Federica – vanno accolte per obbedienza. E che permetteranno al bambino di conquistare autonomia e autodeterminazione nelle fasi di crescita successive.