Arrivano soprattutto in Italia i migranti che attraversano il Mediterraneo, ma prima sostano anche per mesi nei campi libici dove subiscono trattamenti disumani. In particolar le fasce più deboli come le donne e i bambini. A denunciare questa situazione è L’Unicef , che ha identificato in Libia 34 centri, di questi 24 gestiti dal governo e 10 dalle milizie, ma ha accesso a meno della metà di quelli dipendenti dal Dipartimento governativo per la lotta alla Migrazione illegale. In questi luoghi, dove la violenza è all'ordine del giorno, gli operatori hanno constatato la mancanza di cibo, abiti, coperte, e i migranti, compresi i minori, sono trattenuti a gruppi di 20 in celle di due metri quadri. Ben peggiore è la situazione nei campi gestiti dalle milizie, a questi l' Unicef non ha accesso per motivi di sicurezza, ma sulla base di quanto documentato da altre agenzie o missioni delle Nazioni Unite vengono definiti dei «buchi infernali», spesso luoghi di lavoro forzato, dove la tortura è una pratica comune. Proprio in questi giorni l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha tenuto un corso per dirigenti e dipendenti dei centri libici puntando sulla «promozione e la protezione dei diritti umani dei migranti. Ma una volta usciti da questi campi, si continua a rischiare la vita durante la traversata. Secondo l'Oim i morti da inizio anno sono 485. Nello stesso periodo del 2016, ne erano stati registrati 425. Gli arrivi via mare in Europa al 26 febbraio sono stati 16.775, con poco più dell'80% giunti in Italia (13.457) ed il resto in Grecia (2.318) e Spagna.(1.000).
Nella relazione dell’Unicef si ricorda che dei 181.436 migranti e profughi arrivati in Italia nel 2016, 28.223, ovvero il 16% circa, sono minori, e 9 su 10 di questi sono arrivati sulle coste italiane non accompagnati. Inoltre, dei 4.579 migranti che nel 2016 si stima siano morti durante la traversata del Mediterraneo, si ritiene che 700 fossero minori. E dei 256mila migranti individuati dall'Unhcr ( l’agenzia per i rifugiati dell’Onu) in Libia a settembre 2016 (ma le stime dell'Oim moltiplicano il numero sia tre volte tanto) 28.031 sono donne (11%) e 23.102 (9%) minori, un terzo di questi si ritiene non siano accompagnati.
Altri dati vengono dall’Unhcr. Dei 5.022 rifugiati e migranti morti o dispersi in mare nel 2016, il 90 per cento era lungo la rotta via mare per l'Italia, con una media di una persona ogni 40 che hanno intrapreso la traversata. In seguito all'accordo Ue-Turchia del marzo 2016, è infatti drasticamente diminuito il numero di persone che arrivano in Grecia lungo la rotta del Mediterraneo orientale. La rotta del Mediterraneo centrale, dal Nord Africa all'Italia, da allora è divenuta il primo punto di accesso all'Europa. In totale, aggiunge l'Unhcr, circa 181.436 persone sono arrivate in Italia via mare nel 2016, delle quali il 90 per cento su imbarcazioni partite dalla Libia. Fra loro non solo persone che necessitavano di protezione internazionale, ma anche vittime di tratta e migranti in cerca di opportunità economiche. Le prime due nazionalità delle persone arrivate in Italia sono state quella nigeriana (21%) e quella eritrea (11%). Un dato impressionante è costituito dal numero crescente di minori non accompagnati o separati, oltre 25.000 nel 2016, che rappresenta il 14 per cento di tutti gli arrivi registrati in Italia nel 2016, un numero più che raddoppiato rispetto all'anno precedente.