Gentile professoressa Spotorno, le scrivo per avere un parere su un mio dubbio che non è un problema ma solo una curiosità su voi insegnanti e sui voti. Mia figlia ha iniziato il ginnasio e ha preso già tre bei voti di cui sono molto felice. Con mio marito l’altra sera ridevamo perché i voti sono un 6 al 7, un 8 più più e un otto meno meno. Ma che significato hanno? Che differenza c’è tra un meno e un più vicino a un voto bello come un otto? E tra un sei e mezzo e un sei al sette? Non è voler complicare una cosa semplice come un voto? Letizia
Cara amica, da settembre a maggio noi insegnanti diamo i numeri e non è tanto per dire. Siamo tipi curiosi e misuriamo le conoscenze, le abilità e le competenze dei nostri alunni utilizzando una scala che va, teoricamente, dall’uno al dieci. Ogni scuola ha la sua griglia di valutazione dove al voto decimale corrisponde un giudizio. Per farti un esempio nel mio Istituto il sei significa: «Conosce i contenuti fondanti degli argomenti. Mostra competenze disciplinari sufficienti. Si esprime in modo semplice. Effettua valutazioni personali solo se guidato». Capirai quindi che un voto è molto di più del suo segno grafico e del suo significato numerico e che però è molto efficace nella sua sintesi. Detto ciò, noi insegnanti non ci accontentiamo, o forse non ci ricordiamo quanto sia complesso il significato di un sei, di un sette o peggio ancora di un quattro e allora, con i più e con i meno, cerchiamo di dare quelle sfumature che solo le parole riescono a rendere.
Così diamo ai numeri un po’ di vita, un po’ di umanità, soprattutto quando ci troviamo in quella zona critica tra il cinque e il sei, dove cinque più è sì insufficiente «ma se ti dai da fare qualche possibilità c’è», e un sei meno ti dice: «Sei ancora sufficiente ma occhio, ancora un passettino e cadi». Meno impegnativi ma sempre incoraggianti o di sprono sono i più e i meno dopo l’otto, con il primo è come dire che si può raggiungere l’eccellenza, il secondo premia uno sforzo che non ha ancora portato a un risultato ottimale ma basta poco ed è fatta. Questo mi sembra proprio il caso della tua ragazza, ammettendo che forse bastava un solo più e un solo meno ed effettivamente tale sovrabbondanza un po’ fa sorridere. Forse i giudizi darebbero più senso al nostro lavoro, e infatti quando ricevo i genitori racconto loro ad esempio di come il figlio si stia applicando e migliorando anche se persistono, magari, delle difficoltà lessicali. Sono contenti di questo, ma alla fine mi chiedono sempre: «Ma che voto ha preso?» Allora, un po’ sconsolata, guardo il registro e non mi resta altro che dire: «Sei più»!».