Che si fosse al giorno decisivo lo si capiva fin dal primo mattino quando i grandi elettori sciamavano verso Montecitorio trascinando sui sanpietrini i trolleys. C'era già la certezza che dopo il voto si correrà a casa, verso la stazione o l'aeroporto, perché non ci sarà bisogno di altre votazioni.
Nella sera precedente e nella notte Alfano e i suoi hanno ceduto e hanno votatato Mattarella. Le pressioni su Alfano e i centristi erano state fortissime. Ma come? Un ministro dell'Interno, fra l'altro siciliano e democristiano, non vota un democristiano siciliano Capo dello Stato? C'era stato anche l'appello di Renzi per una scelta condivisa. Forza Italia si è spaccata. Il Pd è rimasto compatto.
Si annunciava una votazione con il quorum e senza batticuorum.
Il Transatlantico era affollato come nelle grandi occasioni. Si respirava un clima euforico, anche se i grandi elettori della destra portavano in giro volti scuri e poca voglia di parlare. Chi nei primi due giorni di votazioni non l'aveva indossata, ieri sfoggiava anche la cravatta (che alla Camera dei deputati non è obbligatoria). Insomma, un giorno di festa.
Alle 9,30 i commessi fanno spazio per l'arrivo di Laura Boldrini che saluta Valeria Fedeli. Entrano insieme in Aula e si comincia a votare. Votano per primi i senatori a vita. Napolitano fa il suo dovere, poi attraversa il Transatlantico, saluta, si ferma con i cronisti, rilassato, di buon umore. Prende un caffè alla buvette con Mario Monti e poi si trattiene ancora posando anche per una fotografia insieme a due ragazze.
Chiacchiere, commenti, battute, interviste.
Nicola Latorre, senatore Pd, prende sottobraccio un collega e gli annuncia: “Sul Quirinale sventolerà la bandiera nerazzurra”. Niente paura, non cambiano i simboli della Repubblica. Vuol solo dire che Sergio Mattarella tifa Inter. E, vista la sobrietà del personaggio, già questa è una piccola notizia.
Bersani, in cravatta rossa, si aggira soddisfatto. Mattarella era anche nella sua rosa di nomi del 2013 e la Ditta, cioè il partito, è rimasto unito. Carlo Vizzini, palermitano, ex socialdemocratico, oggi presidente del Partito socialista, dice: “Mattarella non è un decreto legge, Berlusconi poteva benissimo votarlo”.
Prima chiama dei senatori, Seconda chiama. Prima e seconda chiama dei deputati. Poi i delegati regionali. Comincia lo scrutinio. Legge Laura Boldrini: “Mattarella, Mattarella....”, ci sono le schede bianche, i voti per Vittorio Feltri di Fratelli d'Italia e quelli di Cinque Stelle per Ferdinando Imposimato.
A mano a mano che aumentano i voti per Mattarella, i grandi elettori entrano in aula. Si preparano al momento in cui verrà raggiunto il quorum.
Quando per la cinquecentocinquesima volta risuona il nome di Mattarella esplode la standing ovation dell'Aula. Quattro minuti di applausi. Gli elettori del Pd sono i più euforici. Alcuni si danno il “cinque” con la mano. Abbracci. Probabilmente anche Matteo Renzi, che non è parlamentare, starà facendo lo stesso con i suoi collaboratori.
La seduta si scioglie. Nuovo affollamento in Transatlantico. Mario Monti sussurra, come sempre sobrio, “sono molto contento”. Scene festose tra i Pd. Roberta Pinotti, ministro della Difesa, sorride: “Di Mattarella ho sempre apprezzato la sobrietà e la sensibilità. Inoltre, per la sua esperienza politica, conosce bene i temi di mia competenza. Sarà un grandissimo presidente”.
Molti fanno cerchio attorno al vicesegretario Pd Guerini. Musi lunghi a destra e dichiarazioni di fuoco. Gasparri dice: “Renzi è un giocatore cinico e in quanto tale farà una brutta fine, il suo livello morale è bassissimo”. “Sì, ha vinto Renzi”, ammette Renata Polverini. “Vince Renzi, ma perché si appoggia a un patto scellerato con la destra”, commenta il grillino Fico.
Laura Boldrini e Valeria Fedeli, come vuole il protocollo, raggiungono Mattarella per annunciargli ufficialmente la sua elezione. Lui ringrazia e sorride il minimo indispensabile. Poi davanti al nuovo Capo dello Stato spunta un microfono. Milioni di italiani sentono per la prima volta la sua voce. Dice: “Il pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini. E' sufficiente questo”.
Sono solo diciassette parole. Poche, ma buone.