Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 06 ottobre 2024
 
Colloqui col Padre
 

Quei ragazzi abbandonati al degrado: perché oggi non abbiamo un don Puglisi?

02/05/2019 

Gent.mo don Rizzolo, le periferie sono luoghi di emarginazione e povertà dove ci sono ragazzi che trascorrono il tempo sulle strade senza la possibilità di praticare sport e di ritrovarsi in ambienti stimolanti e accoglienti. Molti frequentano la scuola dell’obbligo saltuariamente, alcuni non hanno conseguito nemmeno la licenza media. Sono a rischio devianza senza averne consapevolezza e mezzi per difendersi.

Quali progetti si possono fare per sottrarre questi ragazzi alla noia e al fare nulla? Don Pino Puglisi, quando arrivò al Brancaccio e vide i ragazzi giocare a palla su di una strada assolata e asfaltata, si introdusse nel gioco e si propose per fare da arbitro. Poi fece tutto il resto: si rese conto che quei ragazzi avevano bisogno di scuola al mattino e di accoglienza nel pomeriggio in ambienti formativi, ricreativi. Chi si occupa di questi ragazzi nelle nostre periferie squallide e sprovviste di centri sportivi e di un “don” che prenda a cuore la loro condizione?

LUCIA SCARNERA

Cara Lucia, ho dovuto sintetizzare la tua lettera. Oltre a quello del beato don Pino Puglisi, porti l’esempio di don Antonio Loffredo nel rione Sanità di Napoli. Spesso le parrocchie e i “don” sono l’ultima frontiera contro il degrado delle periferie. A volte nell’indifferenza delle amministrazioni comunali e delle istituzioni in genere. Che cosa fare?

Penso che le persone che governano, a tutti i livelli, prima di pensare alle elezioni o, peggio, solo ai propri interessi o a quelli di chi li ha sostenuti, dovrebbero preoccuparsi del bene comune, di chi è solo e in situazioni dif­ficili, specialmente dei ragazzi, perché non crescano in un ambiente degradato e violento. Anche la scuola, gli insegnanti, possono e debbono fare la loro parte. È necessario, inoltre, anche un sussulto positivo da parte di tutta la collettività, da parte di ciascuno di noi. Per denunciare le situazioni di degrado alle autorità. Per impegnarsi in attività di volontariato. Per non lasciare soli quei pochi che si danno da fare, come i parroci alla don Puglisi.

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo