Ho letto alcuni messaggi sul cellulare di mia figlia di terza media e sono rimasta sconvolta dalla violenza verbale (non di mia figlia, ma di compagne e compagni). Qualcuno augura la morte nei modi più violenti, altri lo stupro delle sorelle o delle madri. Sono esplosioni di violenza che partono da episodi anche banali della vita di classe. Qualcuno di quelli che scrivono li conosco e sembrano ragazzi e ragazze tranquilli. E invece! Per me e mio marito è stato un vero choc.
ANNA
— Prima che i ragazzi, il problema riguarda noi adulti. Non riesco a pensare ai comportamenti degli adolescenti come staccati da quelli del contesto in cui vivono. Gli adolescenti sono spesso lo specchio deformante del comportamento di noi adulti, nel senso che ripropongono, con minori capacità di “frenata”, gli atteggiamenti presenti nel mondo dei grandi. Ad esempio ciò che accade sul Web: buona parte dei commenti su Facebook a post di argomento politico, sociale, sportivo, e talvolta anche religioso, consistono in prese di posizione nettamente a favore, oppure radicalmente contro. La logica è “o con noi oppure contro di noi”. Ogni discussione sembra debba degenerare nel tifo da stadio, in cui l’altro non è una persona con idee diverse, ma un avversario da sconfiggere, attraverso la denigrazione, l’insulto, la minaccia. Qui non si tratta di ragazzi, ma di adulti, anche anagraficamente molto “maturi”. La reazione a caldo che un tempo avveniva nel chiuso della propria casa, e poi si raffreddava nel confronto diretto, adesso viene evacuata direttamente sul Web senza filtri. Per chi ne volesse capire di più, consiglio la lettura del libro di Ziccardi L’odio online. A monte di questo fenomeno c’è però un imbarbarimento del dibattito politico e culturale in cui conta la frase a effetto e la demolizione di chi ha posizioni diverse. Non è una novità, ma oggi questo atteggiamento viene usato in modo intenzionale, senza rispetto non solo dell’altro, ma neppure di sé né della carica che si rappresenta. Basta leggere le cronache politiche (nostrane e non) in cui prevale lo slogan arrogante e a volte la bugia sull’argomentazione razionale e fondata. Per questo la domanda sul “che fare” trova risposta prima di tutto nel ripensamento di alcune nostre modalità. Che riflessione portiamo in famiglia sull’uso dei social? Che uso ne facciamo? Siamo anche noi faziosi, nel senso che appoggiamo indiscriminatamente i “nostri” e attacchiamo con il sarcasmo “gli altri”? Un consiglio più pratico: si potrebbero rileggere i messaggi che la ragazza vi ha mostrato, provando a smontarli per capire che la violenza verbale serve solo a coprire la mancanza di idee e, malgrado questo, il desiderio di imporsi sugli altri con la prepotenza.