Il mese di gennaio del calendario interreligioso del Messaggero
Che c’è di speciale nel calendario 2015 del Messaggero di sant’Antonio? Che ha di strano l’allegato alla rivista dei frati minori conventuali di Padova, il mensile cattolico probabilmente più letto nel mondo, con le sue 400 mila copie vendute in Italia, più la versione per gli italiani all'estero? C’è che accanto all’indicazione in rosso delle feste cristiane stanno anche segnate, per la prima volta, le festività islamiche. Così se al 6 gennaio è evidenziata la festività dell’Epifania, è pure segnato al 3 dello stesso mese, con una piccola mezzaluna con stella, la festa musulmana di Mawlid al-Nabi, per la nascita del profeta.
copertina del calendario 2015 del Messaggero
Il giornale dei frati francescani ha deciso infatti, da quest’anno, di segnalare le festività musulmane, ma anche quelle ebraiche e ortodosse. Scelta, quella del calendario interreligioso, peraltro, che un altro mensile cattolico come “Jesus”, in collaborazione con il monastero di Bose, porta avanti già dal 2010. Stavolta, però, qualcuno ha arricciato il naso, e ha criticato la scelta del popolare periodico di Padova. Ma come, scrive un lettore al direttore, mettere sullo stesso piano le nostre feste con quelle musulmane? “Equiparare le religioni in un relativismo, o sincretismo, in cui tutte le fedi sono salvifiche allo stesso modo…”. Non va proprio. E poi, dar risalto all’Islam proprio adesso? A pochi giorni dalle efferate stragi terroristiche jihadiste di Parigi? Avvicinare, anche solo sul foglio di un semplice calendario, cristianesimo e Islam, in questi ore, non è forse operazione delle più popolari. Se si vuol capire l’aria che tira, per rimanere in Veneto, basti pensare che l’assessore regionale veneto all’istruzione, Elena Donazzan, non ha trovato niente di meglio, pochi giorni fa, che diramare una circolare ai dirigenti scolastici del Veneto, chiedendo loro di intervenire nelle scuole per chiedere, tra l’altro, ai genitori degli alunni musulmani di condannare esplicitamente questi atti, anche in forza di una sua considerazione a dir poco azzardata, e data come verità storica: “Se non si può dire che tutti gli islamici sono terroristi, è evidente che tutti i terroristi sono islamici”.
copertina del calendario interreligioso 2015 di Jesus
Resta sereno, comunque, il direttore del Messaggero, padre Fabio Scarsato, che assai più saggiamente risponde al suo lettore critico citando i documenti conciliari in merito sulla naturale inclinazione dei cristiani e della Chiesa all’incontro e al dialogo con fedeli di altre religioni: “Atteggiamenti che papa Francesco, e papa Benedetto prima di lui, sta non solo predicando ma mettendo egli stesso in pratica. Per non parlare degli indimenticabili incontri di preghiera convocati ad Assisi da san Giovanni Paolo II”, dice il direttore. “Ecco perché abbiamo pensato che potesse essere un piccolo segno in questa stessa direzione anche il nostro annuale calendario. Intanto perché questi fratelli sono in mezzo a noi, i loro figli sono iscritti nelle stesse classi dei nostri, e qualche volta sono anche numerosi. Qualche ragazzino di altra religione comincia a frequentare i nostri oratori. Mamme col velo si ritrovano dal fornaio accanto alle nostre (che il velo, in chiesa, lo hanno portato fino a poco tempo fa). E l’ignoranza, da entrambe le parti, crea paure e incomprensioni. E poi perché ce lo dice il Vangelo. Di fare agli altri tutto ciò che vorremmo che gli altri facessero a noi. Non dopo essere sicuri che anche gli altri lo facciano. Né solo se gli altri lo fanno a noi. L’amore e il rispetto verso ogni uomo, anche il cosiddetto «nemico» a cui ci esorta Gesù, è totale, gratuito e disinteressato. Come ha fatto lui, del resto, con noi. Che poi ci siano, da una parte come dall’altra, invasati che invocano Dio a giustificazione della propria violenza, questo è un altro problema (vi ricordate i capi mafia arrestati che avevano una copia della Bibbia sul comodino?). Ma da una parte come dall’altra, i responsabili religiosi, Papa compreso, hanno definito costoro dei «bestemmiatori». Per questo sarebbe ancora più importante stringere amicizie autentiche e rispettose con chiunque ci vive accanto!”. E termina: “La diversità, anche inconciliabile, è rischiosa solo se in realtà noi per primi siamo ben poco sicuri di quello in cui crediamo”.
“Lo ha ripetuto proprio in questi giorni il papa: la diversità non è una minaccia”, osserva padre Francesco Ruffato, minore conventuale, esperto in studi sociali, nonché collaboratore del Messaggero. Don Tonino Bello parlava di convivialità delle differenze. E d’altra parte il nostro fondatore, San Francesco non ha forse voluto incontrare il sultano?”. E più d'un lettore ha incoraggiato il direttore a perseguire la via del dialogo.
Anche un piccolo calendario appeso al muro di casa nostra può far scuola... con buona pace di certe circolari didattiche.