La Gioconda, custodita al Louvre
Chi dice genio dice Leonardo. Non c’è campo dello scibile umano in cui non si sia cimentato con risultati e scoperte incredibili per un uomo solo. Non aveva praticamente studiato se non pittura e scultura alla bottega di Firenze di Andrea Verrocchio, eppure osservando i fenomeni della natura e ricoprendo di appunti e disegni i suoi quaderni in cui scriveva al contrario, cioè da destra verso sinistra, ha elaborato progetti di architettura, idraulica, macchine da guerra, macchine volanti. Ha fatto scoperte nel campo della botanica, nell’anatomia, nella geometria, ha progettato strumenti musicali, scritto poesie, persino organizzato sontuose feste per le quali aveva costruito anche degli automi meccanici come un leone, che era in grado di camminare e poi fermarsi aprendosi il petto. E’ stato il primo che ha studiato i fossili, e ha capito che il ritrovamento di pesci e conchiglie marine fossilizzate sulle Alpi non era causato dal diluvio universale, ma dal fatto che in epoche remote in quei luoghi c’era il mare. Si definiva "omo sanza lettere", perché non conosceva il greco e il latino, e si esprimeva quindi in quella che veniva definita lingua volgare, cioè del volgo, il popolo. I risultati più grandi li ha forse raggiunti nella pittura. Non ha realizzato tantissimi quadri nella sua vita perché era meticoloso e ci impiegava anche anni per portare a compimento le sue opere. Ha lavorato alle corti di molte città italiane, finendo la sua vita in Francia chiamato da Francesco I. Nato a Vinci, vicino a Firenze, il 15 aprile 1452 , figlio illegittimo di ser Pietro di Vinci e di Caterina, una giovane contadina, fu a Milano che realizzò gran parte dei suoi capolavori. Uno su tutti: L’ultima cena. Il duca Lodovico il Moro gli aveva dato l’incarico di affrescare la sala del refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie. A Leonardo l’affresco non piaceva molto, perché richiedeva tempi troppo rapidi, e lui era abituato a ritoccare continuamente le sue opere. Quindi scelse una tecnica particolare, dipingendo sulla parete come fosse una tela. Ci impiegò quattro anni per terminare l’opera. Scelse il momento del Vangelo di Giovanni in cui Gesù annuncia agli apostoli che uno di loro lo avrebbe tradito. Gli apostoli, rappresentati a gruppi di tre, hanno l’espressione stupita di chi si chiede chi mai avrebbe potuto compiere un simile gesto. Ogni volto è stato rappresentato con cura cercando i modelli tra la gente comune nelle sue peregrinazioni per le vie della città. Purtroppo la tecnica usata da Leonardo non era adeguata all’ambiente umido del refettorio, e già pochi anni dopo la fine dei lavori i colori cominciarono a sbiadire Nel corso dei secoli è stato sottoposto a numerosi restauri, perché sarebbe una grave perdita vedere svanire un simile capolavoro. Nel corso della seconda guerra mondiale fu protagonista di un miracolo: i bombardamenti aerei distrussero il refettorio, ma la parete con L’ultima cena rimase in piedi. L’altro capolavoro per cui Leonardo da Vinci è noto in tutto il mondo è il ritratto della Gioconda o Monna Lisa, custodito nel museo del Louvre a Parigi. Rappresenta una donna con un sorriso enigmatico sul volto, con lo sfondo di un paesaggio di campagna. Non si sa bene quale sia l’identità della donna, e qualcuno ha ipotizzato che sia una sorta di autoritratto dello stesso Leonardo. Il quadro fu oggetto di un clamoroso furto nel 1911 da parte di un imbianchino italiano che riteneva dovesse appartenere all’Italia. Lo tenne con sé per oltre due anni e lo riportò al suo paese natale, Luino, sul Lago maggiore. Quando tentò di venderlo fu scoperto, e il quadro tornò a Parigi.
La dama con l'ermellino, che si trova a Cracovia
In effetti i quadri di Leonardo sono disseminati in tutto il mondo: La dama con l’ermellino è a Cracovia, Madonna Litta è a San Pietroburgo, altre tele come La Vergine delle rocce e Sant'Anna, La Vergine e il Bambino con l'agnellino sono al Louvre, e ancora a Washington, Londra, New York, Monaco di Baviera. A volte i suoi progetti era così grandi e ambiziosi, che non gli fu possibile realizzarli. Come il monumento equestre a Francesco Sforza, il padre di Lodovico il Moro, che aveva dimensioni colossali, e rappresentava un cavallo sulle zampe posteriori. Realizzò il modello in creta che doveva essere poi rivestito di bronzo fuso. Ma l’opera non fu mai portata a compimento e di essa non è rimasta traccia. Leonardo sapeva guardare lontano e immaginò cose che sarebbero poi diventate realtà solo molti secoli dopo. Come per esempio lo scafandro di un palombaro, oppure il paracadute. Il suo progetto più ambizioso era la realizzazione di una macchina volante, per la quale fece molti disegni osservando il volo degli uccelli come il nibbio. Sembra che Leonardo abbia fatto provare una delle sue macchine a un suo aiutante, che si gettò dalle colline di Fiesole rompendosi però una gamba. Morì nel castello di Amboise, in Francia, il 2 maggio 1519. E anche se si può visitare la sua tomba, non ci son o i suoi resti che furono dispesi durante un periodo di guerre.