In principio era la banda della Magliana, la sanguinaria banda
di criminali che si spartiva il traffico di droga della capitale negli
anni ’70 e ’80, animati da personaggi di un’epopea raccontata in Romanzo criminale:
il Libanese, il Nero, il Camaleonte.
Quarant’anni dopo le gang della Magliana hanno
fatto un salto di qualità: non hanno più bisogno di contatti con la camorra e Cosa
nostra, sono diventate mafia esse stesse.
Non si uccide più, perché il sangue attira le
indagini della Polizia e delle Procure e gli affari si fanno in silenzio. Ma quello che
colpisce della Roma connection che ruota intorno al “capo dei capi” Massimo Carminati,
di questo verminaio di corruzione e malaffare politico scoperchiato dalla Procura di
Roma è il prodotto: accanto all’usura e alla droga, ecco comparire il mercato di rifugiati
e rom che garantisce appalti milionari sull’assistenza agli immigrati.
Quello che per
l’Italia è un problema sociale, per il re di Roma Massimo Carminati e i suoi accoliti e ai
suoi referenti del Campidoglio e della Regione è un business. A tanto è arrivato il marcio
della malapolitica: a lucrare su uomini in carne e ossa.