Caro don Antonio, il motivo per cui abbiamo deciso
di scrivere sulle adozioni gay è perché crediamo
sia opportuno far parlare anche noi ragazzi, visto che
ne siamo i diretti interessati. Proprio in questi giorni,
in Parlamento, si sta discutendo sulle adozioni omosessuali
che comportano lo stravolgimento della figura
familiare tradizionale. Per noi, tutti i bambini hanno
il diritto di avere al loro fianco sia una figura materna
sia paterna. E non siamo noi a dirlo, ma è la natura che
non fa nulla per caso. Infatti, le coppie omosessuali per
avere un figlio devono ricorrere alla fecondazione artificiale o all’utero in affitto, cosa per noi inaccettabile,
perché i bambini nascono dall’amore di due genitori
e non nelle provette. I genitori omosessuali, in alcuni
casi, potranno essere anche migliori di quelli eterosessuali;
tuttavia la famiglia naturale è un punto di riferimento
su cui poter contare sempre. Con l’approvazione
di questa legge ci sarà disorientamento, perché
tutti si chiederanno che cos’è veramente la famiglia e
in cosa abbiamo creduto finora! Personalmente (Iris),
sono favorevole alle unioni civili (non ai matrimoni
omosessuali), perché riguardano le vite di due sole
persone che si amano, ma sono contraria alle adozioni
perché c’è in gioco la vita di una terza persona, che
può non essere d’accordo. Io (Sara), non sono favorevole
alle unioni civili, perché è contro i princìpi cattolici:
la famiglia, infatti, è rappresentata solo dall’unione di
un uomo e una donna.
SARA E IRIS - Firenze
Ho dato spazio alla vostra lettera, care Sara e Iris, giovani
studentesse delle Medie, perché con parole semplici e
convinzioni profonde avete espresso quanto insigni studiosi
o presidenti emeriti di Corte costituzionale hanno cercato
di spiegarci: il decreto Cirinnà è un «garbuglio giuridico,
prima ancora che politico». E il testo va riscritto, togliendo
quel velo di ipocrisia e depurandolo di tutti i rimandi alla
famiglia e al diritto matrimoniale.