Era il 21 agosto del 2003. Nella stupenda sala dei concerti che ospita il Festival di Lucerna. Abbado aveva finito di dirigere la Seconda Sinfonia di Mahler, un'opera grandiosa e impegnativa, che mette a dura prova orchestra e direttore. Spentasi l'eco dell'ultima nota, il maestro oggi scomparso abbassò la testa, chiuse gli occhi, raccolse le mani davanti al grembo e si trattenne a lungo nel gesto. Il capiente auditorium, gremito come non mai, capì e attese in silenzio. Un silenzio lungo, insolito per la situazione, interminabile.
Tutti compresero che era accaduto qualcosa di straordinario, che solo in parte aveva a che fare con la musica: andava oltre, aveva forse a che fare con il nome con cui viene designata quella grandiosa composizione di Mahler: Resurrezione.
"Risorgerai, certo, risorgerai, dopo breve riposo, mia polvere" (Klopstock).
Il silenzio non finiva mai. Era saturo di emozione, di pensieri che, dall'urto dell'energia mahleriana, si spingevano verso una misteriosa trascendenza.
Finalmente Abbado alzò la testa - molto lentamente - aprì gli occhi e rivolse un sorriso grato e indescrivibile all'orchestra: era il ringraziamento per aver condiviso con lui un cammino, un'esperienza, una traversata... Annuì delicatamente con la testa, sorridendo. E la platea tutta, a cui presto si unì l'orchestra, ripresasi dallo stordimento, facendo ritorno da quel luogo che la musica di Mahler interpretata da Abbado aveva indicato, cominciò un applauso che non finì più...
Non ero presente. Ho vissuto tutto ciò grazie a un Dvd della Lucerne Festival Orchestra. E anch'io ho tributato prima quel silenzio senza fine e poi quell'applauso liberatorio e altrettanto sconfinato a Mahler, ad Abbado, a ciò che, questi due maestri, mi aveva fanno intravvedere.