Nel trentennale delle stragi mafiose del ’92, il frutto degli ulivi piantati nel luogo dell’esplosione di Capaci diventerà olio santo per la Messa Crismale. Proprio lì, dove oggi sorge un Giardino della memoria, martedì il questore di Palermo Leopoldo Laricchia e Tina Martinez Montinaro - vedova dell’agente Antonino Montinaro e presidente dell’associazione “Quarto Savona 15” - hanno consegnato le prime bottiglie di olio nelle mani degli Arcivescovi di Palermo e Monreale, del Vescovo di Cefalù e dell’Eparca di Piana degli Albanesi. Altre bottiglie partiranno adesso alla volta delle questure di tutta l’Isola per essere consegnate poi ai vescovi delle altre Diocesi.
L’olio del Giardino di Capaci verrà unito all’olio che sarà consacrato nella Messa Crismale del Giovedì Santo per essere utilizzato dalla Chiesa siciliana nel corso dell’anno liturgico. «Per noi cristiani – spiega l’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice – l’olio è un segno che va alla radice della nostra identità, perché nel dna del termine “cristiano” c’è la valenza più tipica dell’olio, che oltre ad essere un elemento essenziale della vita e della mensa, è il segno di un invio, di una missione che viene affidata. Voglio quindi sottolineare come questo segno che oggi viene posto nelle mani di noi Vescovi per trasferirlo nelle nostre comunità è un segno che brucia e che pesa, perché è il segno di una missione che viene data e che viene accolta. Questo olio ci chiederà di essere in grado di proseguire nell’esempio offerto da coloro che sono caduti qui a Capaci». Il Questore di Palermo ha ricordato l’impegno delle forze dell’Ordine nel contrasto a cosa nostra e le parole forti pronunciate da San Giovanni Paolo II, il 9 maggio 1993 dalla Valle dei Templi, quando rivolgendosi ai mafiosi li invitò con fermezza alla conversione. Un invito rilanciato da Papa Francesco, il 15 settembre 2018, dal quartiere Brancaccio.
Il percorso di rinascita dell’Isola iniziato all’indomani delle stragi, continua ogni giorno. L’olio imbottigliato e consegnato oggi ai Vescovi nasce dal “Laboratorio Giardino della Memoria” avviato dalla Questura di Palermo e dall’Associazione “Quarto Savona 15” per far “fiorire” ancora di più il giardino piantato nella voragine creata dall’esplosione del 23 maggio ’92 in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Un progetto plurale che ha visto la collaborazione di Coldiretti e degli Ordini professionali dei dottori Agronomi e dei dottori Forestali della provincia di Palermo e il contributo, “prezioso”, di tanti giovani: studenti dell’Istituto Superiore “Majorana” e minori detenuti presso l’Istituto Penale per Minorenni “Malaspina”.