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domenica 06 ottobre 2024
 
 

Fango e gomma, scuola nel deserto

31/10/2012  La marcia della pace Perugia-Assisi fa tappa in Terra Santa. L'incontro con la comunità beduina alle porte di Gerusalemme. Le cronache di Flavio Lotti e Aluisi Tosolini.

«Per costruirla hanno dovuto sporcarsi le mani. Sono venuti in tanti ad aiutarci e non si sono fatti troppi problemi. Erano diversi, suore comboniane, cooperanti italiani, volontari israeliani, funzionari europei ma il giorno in cui abbiamo costruito la scuola erano tutti uguali». Abu Khamis, portavoce della comunità di beduini che incontriamo alle porte di Gerusalemme, ci racconta della scuola di gomma che ha cambiato la vita di un centinaio di bambini palestinesi e ci consegna un’immagine che parla di terra e di pace.

Terra in cambio di pace è stata l’idea che per più di venti anni ha alimentato le speranze di pace in Medio Oriente. «Due Stati per due popoli»: la formula magica che le diplomazie di tutto il mondo hanno adottato per risolvere il conflitto israelo-palestinese. «Ma mentre noi palestinesi dicevamo "pace, pace, pace"», dice Suad Amiry, gli israeliani pensavano "terra, terra, terra" e costruivano insediamenti da tutte le parti. E oggi non c’è più spazio per costruire il nostro stato».

Se non vieni da queste parti, fai fatica a crederci. E soprattutto fai fatica a capire a chi devi credere. Ma poi quando lo vedi con i tuoi occhi ti devi arrendere all’evidenza. I funzionari delle Nazioni Unite che ci accompagnano nel nostro viaggio ci parlano della minaccia che incombe sulla comunità beduina di Abu Khamis: «Gli israeliani li vogliono cacciare perché vogliono questa terra. Qui dovrà sorgere un altro insediamento ebraico che separerà definitivamente il nord e il sud della Cisgiordania. Scacciare queste persone dalla terra dove vivono dal 1948 non è solo ingiusto, è illegale com’è illegale costruire gli insediamenti nei Territori palestinesi occupati».

Qui il problema non è più cosa fanno gli israeliani ma cosa fa la comunità internazionale. E’ stato calcolato che dal 1991 (data di avvio dei negoziati israelo-palestinesi) al 2010 il mondo ha speso ben 12 trilioni di dollari per sostenere il processo di pace. Una somma impressionante. Ma i risultati descrivono un fallimento clamoroso che oggi ci consegna una situazione esplosiva, impregnata di violenza, sofferenze e ingiustizie. E il silenzio che la circonda è inquietante.

Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace

I beduini di Khan El Ahmar vivono sulla propria pelle il paradosso di questa terra di assurdi. Da anni gli israeliani cercano di spostarli dal territorio in cui vivono con i loro greggi spedendoli in un altro deserto. Motivo: il vicino insediamento israeliano intende espandersi e fa di tutto per allontanare la comunità beduina utilizzando anche forme di angherie davvero squallide. Ad esempio tutti i liquami dell’insediamento vanno a finire davanti al villaggio. Dove tuttavia non arriva la corrente elettrica che serve l’insediamento.

Sino a tre anni fa i bambini della comunità frequentavano la scuola a 5 chilometri di distanza e per accedervi dovevano attraversare i posti di blocco e soprattutto importanti arterie stradali con tutti i rischi conseguenti. Da qui la richiesta della comunità e del suo capo, Abu Kamis di costruire una scuola nel villaggio. L’appello viene accolto da alcune associazioni di volontariato. La struttura viene chiamata Scuola di Gomma perché è costruita all’esterno con pneumatici di macchine usate e fango mentre all’interno una particolare struttura ecosostenibile di legno la isola rendendola fruibile sia d’estate (dove da maggio a settembre ci sono 50 gradi) che d’inverno quando piove in continuazione e tutto diventa fango.

Non solo i servizi educativi sono migliorati in questi anni grazie alla cooperazione italiana ma anche quelli sanitari. Due suore comboniane girano per i villaggi dei beduini a bordo di una “clinic mobile” donata dalla città di Bari ed hanno coinvolto in questa avventura medici ed infermieri sia palestinesi che israeliani. Ma nulla è normale in questa terra: Israele ha ordinato il primo stop ai lavori poco prima che si concludessero. Seppure a fatica i lavori proseguono ma pochi mesi dopo l’inaugurazione arriva la sentenza della Corte Suprema israeliana che ordina di spostare tutta la comunità. La scuola di gomma è stata finanziata anche dalla Comunità europea e dalla Cooperazione italiana che oggi – come ci ha detto il console Cantini incontrato durante un convegno sulle primavere arabe – sta continuando a fare pressione su Israele perché receda dalla decisione di spostare la comunità di Khan El Ahmar. Che senso può infatti avere pagare la costruzione di una scuola e poi tacere se gli alleati israeliani la distruggono? Già, che senso ha?

Aluisi Tosolini, dirigente scolastico del Liceo "Bertolucci" di Parma

 
 
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